Su Matteo Messina Denaro spunta un altro giallo. Questa volta il mistero da risolvere riguarda la sparizione di una segnalazione fatta nel 2021 dai carabinieri che abitavano vicino il covo del boss. Dov’è finita quella “lettera morta”
Una segnalazione su Matteo Messina Denaro a Torretta Granitola caduta nel vuoto. Così come l’agente che dichiara di aver incontrato il boss al supermercato. E poi i documenti falsificati ritrovati nell’ultimo covo del capomafia con nomi e dati di gente realmente esistita.
Chissà da quanti anni l’ultimo padrino girava indisturbato nel piccolo paese di Campobello di Mazara. Le prime segnalazioni inerenti al boss risalgono addirittura a 13 anni fa. E in tutti questi anni risulta inverosimile che il Corleonese, che all’epoca si faceva chiamare “Francesco” non abbia mai incrociato sul suo percorso un poliziotto.
Assurdo e impensabile anche quando durante una retata in un bar che distava a meno di 95 metri dall’abitazione di Messina Denaro portò in carcere il boss locale. Strano anche che la videocamera installata all’epoca e usata per le indagini non abbia mai inquadrato il boss che usciva dalla casa in vicolo San Vito.
La segnalazione su Matteo Messina Denaro mai presa in considerazione
Oggi insieme ai rimpianti degli uomini delle forze dell’ordine di Campobello di Mazzara per non aver indagato a fondo sul padrino arriva anche un giallo: quello di una segnalazione del novembre del 2021 inerente il boss che però rimase inascoltata. Una sorta di “lettera morta”. Il racconto della segnalazione “morta” è stata pubblicata stamani da Repubblica. Il giallo riguarda una segnalazione che la stazione dei carabinieri fece partire nel novembre del 2021 proprio sulla probabile presenza di Matteo Messina Denaro nel paese siciliano. Il mistero è che quella segnalazione non venne mai presa in considerazione. Nessun media ne fu mai al corrente né sono stati resi noti i termini della medesima segnalazione.
Gli uomini dell’Arma che vivono nella caserma distante appena 500 metri dall’ultimo covo del boss sono arrabbiati. Ma non solo i militari, anche il comandante dei vigili urbani Giuliano Panierino, come riporta Open, racconta la sua vicenda su “U Siccu”: “Non era certo compito mio arrestare Messina Denaro. C’era mezza Sicilia che lo cercava. Due giorni fa un mio agente era sicuro di averlo incontrato la settimana prima della cattura al supermercato. Stesso giubbotto ma con le ciabatte. Ne era sicuro”.
Nicolò Adamo, comandante della stazione dei carabinieri di Campobello racconta che dei 15 militari in servizio molti hanno ricevuto la soffiata della presenza di Messina Denaro a Torretta Granitola ma, dice il comandante: “Nessuno ci ha voluto ascoltare”. Nel frattempo, ieri i carabinieri tra i documenti del boss gli investigatori hanno trovato carte di identità falsificate con nomi e dati di persone realmente esistenti. Ancora non è stato chiarito se le carte siano state truccate dallo stesso Messina Denaro o che i documenti siano arrivati al boss già precompilati. Le indagini proseguono.