Per fortuna Ryan, il bambino ricoverato con gravi lesioni a Ventimiglia sta meglio, ma sul suo caso ci sono molti dubbi. Oggi è stato eseguito un esame irripetibile, per confermare una nuova ipotesi su come sia stato ridotto in fin di vita.
Ci sono novità importanti sul caso del piccolo Ryan, il bambino ridotto in fin di vita a Ventimiglia per motivi che sono ancora da chiarire, e che sono al vaglio degli inquirenti che oggi fanno trapelare una nuova ipotesi.
All’inizio di questa terribile vicenda, le indagini si erano concentrate sul compagno della nonna del bambino. Su di lui era stato puntato il dito per quelle lesioni che avevano ridotto in fin di vita il bambino. Era il 19 dicembre quando Ryan venne soccorso in via Gallardi a Ventimiglia e ricoverato d’urgenza all’ospedale di Genova con poche probabilità di sopravvivenza. Per fortuna le cose non sono andate così, e ieri il bambino è stato spostato dalla terapia intensiva al reparto per iniziare la riabilitazione.
È proprio la mamma che racconta commossa che il bambino si sta riprendendo: “Non è ancora finita, ma Ryan sta meglio. Deve indossare il busto e ha ancora un braccio ingessato, ma ora può cominciare la riabilitazione“. Quello che ancora non si riesce a capire sono le modalità sul perché, e come, sia stato ridotto in quel modo. Il trauma troppo forte non permette ancora di capire proprio con le parole di Ryan, cosa sia realmente successo.
Le indagini dal giorno in cui Ryan fu trovato non si sono mai fermate e al momento sia la nonna paterna che il compagno, sono indagati con l’accusa di lesioni gravissime dolose in concorso. Ma ora spunta una nuova ipotesi, quella che il bimbo possa essersi lanciato dall’auto in cui viaggiava con la nonna e il compagno, forse per paura o per sfuggire ad una situazione di pericolo. Questo perché la procura ha specificato che le lesioni sul corpo del bambino, non sarebbero riconducibili a maltrattamenti. Per questo motivo è stato effettuato in mattinata un esame irripetibile sull’auto dei due anziani.
Lo scopo è quello di trovare tracce o frammenti che possano confermare come siano andati i fatti. Non è della stessa opinione il padre del bambino che a gran voce espone un’altra teoria: “Caduto? Direi semmai gettato, mio figlio non avrebbe mai aperto la portiera della macchina, e se si è lanciato sapeva che se fosse rimasto in macchina sarebbe morto. Se così fosse, qualcuno mi spiega come mai la testa sia rimasta illesa, le gambe senza graffi, il pigiama intatto, aspetterò le perizie ma non credo al volo“.
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