Vertici blindati per fare il punto sulle indagini, mentre spuntano immagini di una delle “ultime” passeggiate di Matteo Messina Denaro: in un supermercato a fare la spesa. Ma il “boss” è considerato ancora molto forte” e allora, al procuratore che ha contribuito alla sua cattura, viene raddoppiata la scorta
“Il boss” è ancora molto pericoloso. Lo sanno gli abitanti di Campobello di Mazara, dove Matteo Messina Denaro ha vissuto negli ultimi anni, lo sanno gli affiliati ai diversi mandamenti, lo sanno investigatori e inquirenti che hanno voluto fortemente la sua cattura fino ad ottenerla. E oggi, che dall’arresto del capo mafioso sono trascorsi 9 giorni, l’allerta è salita.
Forse non improvvisamente, ma doverosamente. Il procuratore aggiunto Paolo Guido, protagonista di questa indagine insieme al procuratore capo Maurizio de Lucia, è arrivato al palazzo di giustizia con una scorta rafforzata. Non più una, ma due auto blindate. E sono aumentati anche i poliziotti attorno al magistrato. La decisione è stata assunta dal comitato provinciale per l’ ordine pubblico presieduto dal prefetto Maria Teresa Cucinotta.
Salita anche l’attenzione intorno ai vertici e alle riunioni che vengono indette dal pool di magistrati e carabinieri a lavoro sul passato e sul presente che indaga le attività e gli spostamenti di Messina Denaro. Un incontro in particolare è stato organizzato lontano da telecamere e televisioni, presso l’aeroporto Boccadifalco. Qui infatti c’è la sede della squadra che da anni si occupa del boss. Secondo quanto scrive oggi Repubblica, il vertice ha ricordato un altro momento. Era il novembre del 2007, una settimana prima era stata arrestato il superlatitante Salvatore Lo Piccolo insieme a suo figlio Sandro. I magistrati si recarono presso la squadra mobile perchè dovevano studiare i pizzini ritrovati. Da quel momento iniziarono una serie di arresti importanti.
La domanda che in molti si fanno, soprattutto fuori dai palazzi di giustizia dove i fatti si conoscono già, è se questa inchiesta sia ad un’altra svolta epocale. Dopo l’arresto di Messina Denaro, latitante dal 1993, sta per accadere un nuovo tzunami di fermi, sequestri, e soprattutto catture? Messina Denaro non era un boss in pensione, ma un uomo di affari e in affari in assoluto movimento. Nonostante la malattia e le cure a cui doveva sottoporsi. Il telefono, gli appunti del capo mafia sono un pozzo apparentemente senza fine per il pool investigativo, che ha allargato la rete dei fiancheggiatori tra Palermo e Trapani.
E poi, come detto più volte, quel muro di omertà e complicità che Messina Denaro aveva prima piantato e poi coltivato a Campobello di Mazara, dove in maniera indisturbata ha condotto la sua vita a metà tra uomo qualunque con le calamite de Il Padrino e capo mafioso che incuteva timore anche senza parlare. Due giorni prima della cattura Messina Denaro esce in auto per fare la sposa alla vicina Coop del paese. Distante solo 3 kilomentri dal suo covo/appartamento, qui infatti è stato trovato uno scontrino che riportava a quella “passeggiata”: 14 gennaio, alle 11.08. “Una spesa complessiva di 26,61 euro”, hanno scritto i carabinieri del Ros in una nota inviata alla procura.
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