Giungono le prime importanti risultanze sull’analisi della bottiglietta e del biberon di Diana Pifferi. La piccola è morta di stenti dopo essere stata lasciata sola dalla madre per sei giorni.
Novità sul caso della morte di Diana Pifferi. I periti hanno depositato la loro relazione per appurare se la bambina di 18 mesi sia morta a causa dell’assunzione di benzodiazepine.
L’ipotesi della somministrazione di tranquillanti è stata presa in esame dagli inquirenti in quanto la madre avrebbe potuto procedere in tal senso per evitare che i vicini sentissero la piccola durante la sua assenza. La perizia è stata richiesta dal collegio difensivo dell’accusata, e disposta dal Gip di Milano, il dottor Fabrizio Felice. Gli esperti Bruno Magliona , Domenico Di Candia e Giorgio Portera, hanno chiarito nelle scorse ore questo tremendo sospetto.
Morte Diana Pifferi: la bambina è stata drogata?
Stando a quanto si apprende, il contenuto della perizia fornita da tre esperti su richiesta della Gip di Milano, fa chiarezza su alcuni aspetti. Diana Pifferi non sarebbe morta a causa di assunzione di benzodiazepine, quindi di tranquillanti. “L’analisi del contenuto della bottiglietta e del biberon non ha evidenziato la presenza di composti di interesse tossicologico”, hanno riferito i periti. Intanto la madre Alessi Pifferi rimane detenuta in carcere . La bambina è morta un paio di giorni prima che la donna rientrasse.
Per lei nei prossimi giorni i pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro potrebbero richiedere il processo con rito abbreviato. Per Alessia Pifferi non si esclude la pena dell’ergastolo.
La reazione della difesa di Alessia Pifferi
Il risultato della perizia ha spinto i legali della 37enne a rilasciare una dichiarazione di cauto ottimismo: “La difesa di Alessia Pifferi non si stupisce dell’esito dell’incidente probatorio, che tra l’altro era già stato in parte anticipato dalle risultanze dell’esame autoptico sulla bambina”.
Gli avvocati Solange Marchignoli e Luca D’Auria hanno continuando sostenendo: “L’assenza di benzodiazepine nel biberon e nella bottiglietta di acqua dimostra che Alessia è sempre stata genuina nel suo racconto e, sul piano giuridico, che la premeditazione manca di elementi concreti”. Dalle analisi sono risultate tracce di saliva riconducibili alla bambina. Alessia Pifferi è stata accusata di omicidio volontario aggravato. Per lei si era contestata anche la premeditazione.