L’omicidio di Giulio Regeni è diventato un caso internazionale. A distanza di 7 anni dalla morte i genitori del giovane ricercatore ucciso in Egitto parlano nuovamente. “Per noi è sempre il 25 gennaio, non abbiamo aspettative”
Le azioni concrete, la verità e la giustizia non ci sono. Le aspettative neanche. Queste le prime parole che Claudio Regeni e Paola Deffendi hanno rilasciato in un’intervista a Repubblica. Si avvicina l’anniversario dell’omicidio in Egitto di Giulio Regeni, il settimo e dal giorno della notizia della morte arrivata a casa dei familiari del giovane ricercatore, tutto sembra stagnante.
“Noi pretendiamo azioni concrete. Basta con le finte promesse. È oltraggioso questo mantra sulla “collaborazione egiziana” che invece è totalmente inesistente”. Lo affermano i genitori di Giulio. Quello che più di ogni altra cosa ha ferito nel profondo la madre e il padre del ricercatore sono state “tutte le promesse mancate, l’ipocrisia, le strette di mani come sola esibizione, la retorica di certi discorsi sulla tutela dei diritti umani ovviamente fasulli”.
Rispondono in modo schietto e senza mezzi termini i genitori di Regeni. Alla domanda del cronista di Repubblica sulla fiducia nell’Italia, Claudio e Paola rispondono: “Fiducia in chi? Se rivolta alla Istituzioni, siamo costretti ad averla, viviamo in Italia ma rispondere è sempre complicato”.
Ad oggi, spiegano i genitori di Giulio Regeni intervistati da la Repubblica: “non abbiamo incontrato nessuno membro del governo attuale. Ricordiamo il nostro esposto contro lo Stato italiano che prevede che non si vendano armi a paesi che violano i diritti umani, come l‘Egitto. Purtroppo non abbiamo mai avuto una risposta. Un Paese che vuole essere democratico, dovrebbe anche sapere fare delle scelte”.
Dalla morte in Egitto del giovane ricercatore sono trascorsi già sette anni. Era il 25 gennaio 2016 e da quel giorno gli striscioni con la scritta “verità e giustizia” appesi in tutta Italia non hanno portato a grandi risultati. Claudio Regeni e la consorte Paola ricordano il giorno della tragica notizia arrivata: “Per noi ogni giorno è il 25 gennaio, anzi il 27 gennaio, quando la console italiana al Cairo ha chiamato per dirci che Giulio non aveva fatto ritorno a casa dalla sera del 25 gennaio. Da allora la nostra vita è stata drammaticamente stravolta”.
I coniugi Regeni da tempo aspettano un 25 gennaio che porti a dei risultati concreti, ma purtroppo con gli anni, i due conoscono bene l’inerzia-incoerenza della politica. Nel frattempo, ieri il ministro degli Esteri Tajani al Cairo per l’incontro con Al Sisi ha dichiarato di aver chiesto maggiore collaborazione per il caso Regeni. Ma i genitori di Giulio non credono molto alle parole: “Basta, per favore, basta finte promesse. Pensiamo sia oltraggioso questo mantra sulla “collaborazione egiziana” che invece è assolutamente inesistente”.
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