Dopo lo scandalo Qatargate, Luigi Di Maio rischia di vedere sfumare l’incarico di inviato speciale per il Golfo Persico. Anche se non c’entra nulla con le vicende di corruzioni targate UE, sugli italiani sembra essere calato un pregiudizio ad ogni livello istituzionale.
L’ex ministro degli Esteri vede sempre più lontano l’investitura di inviato Ue nel Golfo Persico. Dopo la pesante sconfitta elettorale del 25 settembre scorso, l’esponente che aveva cantato vittoria per l’abolizione della povertà, rischia di rimanere appiedato.
Un ruolo europeo di respiro internazionale poteva ridare a Di Maio il prestigio perduto durante la sua esperienza ondivaga nel governo Draghi. Il suo estremo tentativo di rimanere in Parlamento seguendo le sirene di Bruno Tabacci, e tagliando i ponti con il Movimento 5 Stelle, non è stato ben visto da tanti suoi elettori della prima ora. Adesso la paura per lui è la perdita di un delicato ruolo al vertice delle istituzioni di Bruxelles.
Proprio quando sembrava aver superato al fotofinish gli altri candidati, Luigi Di Maio ha dovuto ricredersi. A rimettere la palla al centro è stato lo scandalo Qatargate. Ovviamente l’ex pentastellato non c’entra niente con gli episodi di mazzette che hanno fatto tremare le istituzioni di Bruxelles, ma di sicuro un pregiudizio anti italiano sembra farsi largo tra gli eurocrati. Il riflesso di tutto questo si starebbe scaricando sulla candidatura che ormai era data per assodata in favore Luigi Di Maio. Il già esponente di spicco dei governi Conte e Draghi si trova a Davos, come invitato al World Economic Forum.
La sua presenza al consesso elvetico si deve all’appoggio dato quando era in carica nel governo italiano a beneficio dell’Ucraina. Il Giornale ha raccolto alcune dichiarazioni a Bruxelles, dove il clima che si respira restituisce l’idea di quanto per il posto di inviato speciale possa essere impervia la strada per Di Maio. “Dopo quello che è successo vogliono evitare di dare quell’incarico a un italiano”, viene scritto sul quotidiano milanese.
A quanto pare non ci sarebbe solo un discorso di pregiudizio anti-italiano. Dopo quello che è successo in Europa con il caso tangenti che ha coinvolto alcuni esponenti politici italiani e la vice presidente del Parlamento Eva Kaili, è tornata a circolare l’espressione spregiativa “italian job”. Al di là di ciò ci sarebbe però anche l’intenzione di sopprimere totalmente la figura dell’inviato del Golfo Persico.
Quell’area del mondo è infatti coinvolta con il Qatar. Il Paese degli emiri è un tasto dolente per le istituzioni europee, pertanto si vorrebbe evitare del tutto il riproporsi di vicende già viste di recente. I giochi non sono ancora chiusi, e Luigi Di Maio non vuole rinunciare a questa occasione. Soprattutto dopo che il suo maggiore competitor (Dimitris Avramopoulos) è uscito di scena per le ammissioni sui compensi legati ad Antonio Panzeri.
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