Un altro covo dell’ex super latitante è stato trovato a Campobello di Mazara. Matteo Messina Denaro aveva a disposizione una stanza, una sorta di bunker, all’interno di un’abitazione. Perquisizioni in corso per scoprire l’esistenza di importanti documenti e indizi.
E’ notizia di queste ore che le indagini a tappeto degli inquirenti hanno portato al ritrovamento di un altro sito di cui si serviva il boss mafioso ricercato da 30 anni.
Matteo Messina Denaro, non aveva a disposizione solo l’appartamento dove viveva sotto falso nome, ma anche una specie di rifugio ricavato all’interno di un’abitazione sita al centro di Campobello di Mazara. A scovarlo sono stati gli uomini del Ros e i militari dell’Arma della Compagnia territoriale. Al momento sarebbero ancora in corso perquisizioni sul posto.
Matteo Messina Denaro: scoperto un secondo covo di cui si serviva
Alla presenza del procuratore aggiunto Paolo Guido, gli uomini dei carabinieri stanno perquisendo palmo a palmo il secondo covo di Messina Denaro, in via Maggiore Toselli, presso un edificio a piano terra. Si tratterebbe di una sorta di bunker a cui poteva accedere in caso di pericolo. Le forze dell’ordine hanno trovato all’interno, tracce recenti della presenza del boss, ma nulla si di documenti che potrebbero rivelare informazioni importantissime sulle vicende che ruotano attorno al boss di Castelvetrano.
Il luogo perquisito è distante solo un chilometro dall’abitazione dove viveva Matteo Messina Denaro. Al vaglio degli investigatori l’esistenza di altri posti analoghi usati dall’ex latitante oggi al 41-bis in un carcere de L’Aquila. Al momento le indagini stanno passando in rassegna i due cellulari e l’Alfa 164 utilizzati dall’ex Primula Rossa di Cosa Nostra.
Il punto sull’inchiesta: parlano i magistrati
Dopo l’entusiasmo dovuto alla cattura dell’ultimo padrino, i magistrati hanno fatto il punto della situazione sull’articolata inchiesta in corso. “E’ appena all’inizio” – hanno fatto sapere seccamente dal Palazzo di Giustizia. Al centro degli accertamenti risultano l’auto di cui si serviva il capomafia, i cellulari e l’agenda ritrovata nell’abitazione di via Cb 31. Dettagli di primaria importanza affiorerebbero da un primo esame, a cominciare da una serie di numeri di telefono e nomi appuntanti dal boss.
Intanto si cerca di approfondire la posizione dell’oncologo che aveva in cura Messina Denaro, il dottor Filippo Zerilli. Quest’ultimo è stato iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento. Il suo ruolo è stato fondamentale per assicurare l’assistenza medica al boss, eseguendo l’esame del Dna, necessario soprattutto per quanto riguarda la terapia chemioterapica. Matteo Messina Denaro si serviva di documenti dove rispondeva al nome di Andrea Bonafede, il geometra anche lui indagato che dovrà chiarire parecchie cose.
Matteo Messina denaro, perquisito anche il reparto di Oncologia
Oltre a quello che si può definire il secondo covo del boss mafioso, i carabinieri del comando provinciale di Trapani, hanno perquisito il reparto di Oncologia dell’Ospedale Sant’Antonio Abate, per cercare il primo esame istologico efettuatto da Matteo Messina Denaro. Gli inquirenti oltre a valutare la posizione del primario Filippo Zerilli, che il giorno della perquisizione, avvenuta ieri mattina era assente per malattia, stanno controllando anche quelle di altri medici. Lo scopo è quello di capire se fossero a conoscenza della vera identità di Andrea Bonafede.
Chi è il proprietario del secondo covo
Risponde al nome di Errico Risalvato la proprietà dove è stato allestito il secondo rifugio di Matteo Messina Denaro. L’uomo è noto alle forze dell’ordine, in quanto è stato già indagato e assolto dall’accusa di associazione mafiosa. La vicenda risale al 2001. Tuttavia si apprende che suo fratello Giovanni è stato condannato a 14 anni di carcere per mafia. Oggi l’imprenditore ed ex consigliere comunale di Castelvetrano è ad ogni modo libero. Il bunker scoperto dagli inquirenti è una stanza blindata, il cui accesso è possibile varcando il fondo scorrevole di un armadio. E’ stato Errico Risalvato in persona a fornire la chiave del covo agli inquirenti.