Sono ancora increduli i medici che, sotto stretto anonimato, hanno rilasciato le prime dichiarazioni su Matteo Messina Denaro, quell’uomo anziano che andava a fare chemioterapia portando ai medici doni e bottiglie di olio.
Non era la prima volta che il super boss, latitante da 30 anni, Matteo Messina Denaro si recava nella clinica La Maddalena di Palermo. Anzi lì conosceva tutti, come raccontano ora gli increduli medici dopo l’arresto.
La prima volta era stato operato per un tumore al colon nel 2020, poi negli anni successivi, molte volte il boss si era recato nella clinica La Maddalena di Palermo, eccellenza per le cure oncologiche. Lì lo conoscevano in molti: “Era generoso, come i pazienti più facoltosi. Spesso regalava bottiglie di olio di Castelvetrano a medici e infermieri” ricorda un medico nascosto nel più stretto anonimato. Nessuno poteva immaginare, e stentano persino ora a crederlo, che quell’anziano malato potesse essere uno dei più feroci boss della mafia, autore di delitti efferati latitante da oltre 30 anni.
Nessuno poteva, perché proprio lui, che si immaginava protetto e lontano, circondato da guardie del corpo; entrava e usciva da quella clinica indisturbato. La prima volta, secondo la cartella clinica che riporta il nome di Andrea Bonfanti, era entrato il 13 novembre del 2020 per una visita pre-operatoria. Qualche giorno dopo venne ricoverato per l’asportazione di un tumore al colon, e rimase nella struttura per almeno sei giorni. Ma non solo, subì poi un secondo intervento nel 2021 per alcune recidive al fegato. Nessuno del personale sanitario che lo aveva visitato, aveva collegato il suo volto a quello del boss latitante.
A novembre scorso era tornato per eseguire una Tac, a dicembre si era recato nuovamente nella struttura per fare una risonanza magnetica. Le sue condizioni stavano peggiorando e i medici gli avevano dato appuntamento per oggi per eseguire un tampone, in vista di un nuovo ricovero in day hospital. A questa visita si era recato accompagnato da un agricoltore di Castelvetrano, anche lui arrestato, ma ad attenderlo c’erano gli agenti del Ros. Presenti già dalle prime ore della mattina per blindare la struttura sia all’esterno che all’interno, avvertendo i medici di continuare nelle loro azioni quotidiane.
“Sono arrivato molto presto, e ho trovato davanti alle porte del reparto un carabiniere con elmetto e pettorina“, racconta un medico. “Ho chiesto come potevo essere utile. Mi ha detto di entrare dentro e non uscire. C’erano carabinieri davanti alle porte di tutti i reparti. Abbiamo capito subito che stavano cercando un pezzo grosso. I miei collaboratori che dovevano prendere servizio alle 8 sono rimasti bloccati fuori dalle porte dell’ospedale, da cui non poteva entrare e uscire nessuno. Sembrava fossimo in assetto da guerra“.
Anche se, soprattutto i medici, hanno capito subito che c’era in atto qualcosa di grosso, tutto si è svolto tranquillamente, tranne per il fatto che per più di un’ora nessuno è potuto nè entrare nè uscire dalla clinica. “Quando finalmente ci hanno detto che era stato catturato Matteo Messina Denaro, eravamo increduli e felici” racconta un infermiere.
Sono in molti quelli che si chiedono come sia possibile che nessuno abbia, in oltre due anni, riconosciuto il boss, e a rispondere sempre uno dei medici della struttura. “Penso si sia operato alla faccia, ma in ogni caso è difficile, se non impossibile, riconoscere un latitante da una ricostruzione fotografica. Sul tavolo operatorio, anche i propri familiari sono irriconoscibili“.
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