Sul caro carburante l’Antitrust ha avviato le ispezioni su diverse società big del petrolio trovando irregolarità sui prezzi. Tra le società sotto il mirino della Gdf: Eni, Esso, Italiana Petroli, Kwait e Tamoil
L’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato, insieme al Nucleo speciale Antitrust della Guardia di finanza, ha svolto ispezioni in diverse sedi delle società di petrolio trovando irregolarità sui prezzi dei carburanti praticati da oltre mille pompe di benzina. Al vaglio delle fiamme gialle spuntano i big: Eni Spa, Esso Italiana Srl, Italiana Petroli Spa, Kuwait Petroleum Italia Spa e Tamoil Italia Spa.
A comunicarlo attraverso una nota è l‘Antitrust dove viene esplicitato, come riporta Repubblica, che “i procedimenti di controllo sono stati avviati sulla base della documentazione tempestivamente fornita dalla Guardia di Finanza in merito alle infrazioni accertate sui prezzi dei carburanti praticati da più di mille distributori di benzina distribuiti sull’intero suolo nazionale”.
L’ispezione dell’Autorità garante, con il Nucleo speciale Antitrust delle Fiamme Gialle, giunge a seguito della documentazione tempestiva che la stessa Guardia di Finanza aveva trasmesso nei mesi scorsi sulle infrazioni rilevate nell’attività di controllo.
Dall’ispezione eseguita dall’Autorità garante della Concorrenza e del Marcato si parla di oltre mille distributori di benzina dislocati sul territorio nazionale italiano coinvolte da irregolarità sui prezzi. Tra i marchi big spuntano:
Le istruttorie avviate dall’Antitrust sulle compagnie petrolifere si basano sui dati della Guardia di Finanza che accusano le società di condotte riconducibili alla “omessa diligenza sui controlli rispetto alla rete dei distributori”, in violazione dell’art. 20 del Codice del Consumo. Quello che appare evidente è l’aver ignorato totalmente l’Osservaprezzi.
Si imputa alle compagnie l’incongruenza tra il prezzo pubblicizzato e quello più alto applicato. Così come, in altri casi, è stata evidenziata la mancata esposizione del prezzo praticato, utile al consumatore per trovare la pompa con il prezzo più basso. In conclusione, come riporta Repubblica, si accusa alle società di petrolio di “non aver adottato misure o iniziative idonee a prevenire e a contrastare tali condotte illecite a danno dei consumatori”.
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