L’incubo è iniziato alla prima elementare ed è durato per 15 anni: abusata sessualmente dal patrigno dall’età di 6 anni. Ha aspettato la maggiore età e la confessione alla madre per denunciare le violenze subite
La confessione è stata raccolta da Repubblica che racconta l’incubo che una ragazza, ora maggiorenne, ha vissuto per 15 anni. Violentata in casa dal marito della madre. Tutto è iniziato quando Sonia – nome di fantasia riportato dal quotidiano – aveva appena sei anni.
Gli abusi sessuali sono poi continuati durante la crescita della bimba con massaggi sotto la doccia e foto intime diffuse sul web. La prima volta che quell’uomo le ha posato le sue luride mani addosso andava in prima elementare. Da quel momento, per la ragazzina, è iniziata un’agonia durata ben 15 anni.
Dopo tutto quel tempo, Sonia ha confessato gli abusi ricevuti dal patrigno alla madre. Da lì la denuncia e il coraggio di raccontare tutto ai magistrati ponendo finalmente fine a quella orrenda storia di violenza. Un calvario senza fine, una ferita lunga una vita che Sonia si porterà per sempre.
Abusata sessualmente dalla prima elementare: l’incubo perpetuato dal patrigno è durato 15 anni
È iniziato ieri il processo nella prima aula del tribunale di piazzale Clodio a Roma. Negli atti sono riportati i minimi dettagli del calvario che Sonia (nome di fantasia) ha subito dal patrigno per 15 anni. L’imputato, un uomo di 50 anni originario di Terracina, ha abusato sessualmente della vittima minorenne: “approfittando della condizione di inferiorità fisica e psichica della minore”.
Quel mostro costringeva la figliastra ad avere atti sessuali in più occasioni tra il 2005 e il 2006 e con frequenza mensile. Per anni l’uomo avrebbe violentato la piccola. Negli atti si legge che in un’occasione ha anche fotografato la minorenne mentre era distesa sulla spiaggia al mare in costume da bagno modificando successivamente le fotografie “con l’eliminazione del pareo indossato dalla bambina” e diffondendo le immagini via mail. Nella mail, l’oggetto riportava la dicitura: “La figlia di M“.
Gli investigatori sentiti come testimoni in aula, hanno dichiarato, come riporta Repubblica: “Abbiamo esaminato tutto il materiale informatico sequestrato da computer e hard disk, abbiamo trovato i file originali ma non quelli modificati e inviati”. Ascoltata in aula anche la prima moglie dell’imputato che ha detto: “Il giorno dopo il nostro matrimonio è cambiato. In tre diverse occasioni sono dovuta andare al San Camillo per farmi medicare ma nessuno mi credeva”. La donna spiega di non aver mai denunciato quelle aggressioni subite dal marito ma che ancora ha con sé quei referti medici. L’aggressore sulle violenze all’ex moglie ha dichiarato che era consenziente mentre, ha negato di aver abusato della bambina che adesso ha raggiunto la maggiore età. Al momento il 50enne è nel carcere di Rieti in attesa del verdetto finale.