E’ il caso letterario, e non solo, del momento. “Spare, il minore” autobiografia del principe Harry nelle librerie da poche ore fa parlare tutti. Ed ora la sua traduttrice italiana, in un’intervista a Repubblica, svela le tensioni e i retroscena dietro il lavoro di trasposizione dalla lingua inglese
E’ diventato il caso letterario del momento ancor prima di uscire in libreria. “Spare-il minore”, autobiografia del principe Harry, spacca, divide, fa discutere, fa commuovere, riflettere, indigna…Insomma ovunque si parla solo di questo.
Ore di trasmissione in tv, servizi dei tg, articoli sulla carta stampata e sui siti on line. Impazza la voglia di sfogliarlo, leggerlo, divorarlo anche in virtù del battage voluto dallo stesso principe Harry. La promozione e le indiscrezioni fornite ad arte, sono servite a far schizzare ai massimi livelli la curiosità intorno alla fatica del principino.
Uscito contemporaneamente nel mondo anglosassone e quasi ovunque in Europa, Spare è stato tradotto in 16 lingue diverse. Ovviamente anche in italiano. La trasposizione nella nostra lingua è stata affidata ad un gruppo di donne, la cui comprovata esperienza era già nota, ma per fare questo “lavoro” oltre alla competenza serviva un’altra grande virtù: la riservatezza. A svelarlo in un’intervista a Repubblica Sara Crimi, classe 1974, tra le traduttrici appunto del volume reale diventato già un caso. Sara di quello che stava facendo non ha potuto parlarne: non lo ha detto al marito, ma nemmeno alla madre e alle amiche del cuore. Un segreto che poteva essere svelato soltanto a cose fatte.
Oltre a Sara, come detto, anche Manuela Faimali, Valeria e Laura Tasso. A Sara nell’intervista vengono chieste tante piccole o grandi curiosità, la prima in assoluto ha riguardato questa estrema riservatezza che le ha reso impossibile raccontare a quale tipo di traduzione lavorasse. Eccole le sue parole “I miei sono abituati. Anni fa tradussi sempre con Laura Tasso “No easy day”, sul marine che ha ucciso Bin Laden. Di mezzo c’era addirittura il Pentagono, non doveva trapelare nulla. Quando mio marito mi chiedeva cosa traducessi, rispondevo “nulla”. Non un mestiere pericoloso quello di Sara, ma la diplomazia e il silenzio sono doti di certo da scrivere e riportare in bella mostra sul suo curriculum.
“Avevo tre password anche per cambiare una parola sola. In Mondadori fino a ieri nemmeno l’ufficio stampa aveva il permesso di leggerlo”. Considerato l’impatto destato dall’autobiografia in questi giorni, nessun dubbio sulla bontà delle parole delle traduttrice nostrana. Alla quale viene domandato come si sia svolto il lavoro vero e proprio. Ecco la sua risposta a riguardo “Ci abbiamo lavorato da settembre, tutte insieme, al ritmo di dieci ore al giorno. Ad eccezione di due settimane all’inizio…”. Ovvero quando morì la Regina Elisabetta e allora venne chiesto alle traduttrici di stoppare la trasposizione in attesa dei capitoli modificati.
E il momento più difficile nel portare a compimento questo impegno professionale quale è stato? Sara Crimi parla così “La pressione psicologica. Abbiamo ricevuto da Penguin Random House, nove versioni diverse. Tante non mi era mai capitato”. La donna descrive la meticolosa attenzione richiesta nel seguire una linea precisa: il linguaggio, le sfumature in uso di alcuni aggettivi, insomma ciò che la lingua inglese aveva nella sua versione originale, doveva essere rispettato e mantenuto. Ma che idea si è fatta di “Spare” la sua prima lettrice italiana? Sara Crimi risponde in questo modo “Non può non colpire la storia di questo bambino che a 12 anni perde la mamma e non può piangere in pubblico. Senza risparmiarsi nulla, è molto critico anche nei confronti di sé stesso, confessa il suo rapporto con le droghe”.
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