Associazioni sul piede di guerra. Il decreto del Governo Meloni su trasparenza e tetto al prezzo della benzina in autostrada non è andato giù ai gestori delle pompe di rifornimento che hanno annunciato uno sciopero di due giorni. “L’esecutivo scarica la responsabilità su di noi”
Benzina e benzinai al centro del dibattito politico che è diventato particolarmente infuocato in questi giorni.
Il rialzo dei prezzi da una parte, la volontà del governo di non applicare il taglio sulle accise con tanto di video Facebook postato dalla premier per difendere se stessa dagli attacchi a cu è stata sottoposta e infine la decisione dell’esecutivo sulla trasparenza dei prezzi dei distributori in autostrada. E a proposito di benzina, tutto questo ha significato una miscela esplosiva che ha portato ad una decisione: sciopero di due giorni i prossimi 25 e 26 gennaio nelle strade e nelle autostrade.
L’annuncio è arrivato attraverso una nota di Faib-Confesercenti, Fegica, Figisc-Confcommercio. Questo il contenuto del comunicato “Per porre fine a questa ondata di fango contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità, le associazioni dei gestori, unitariamente, hanno assunto la decisione di proclamare lo stato di agitazione della categoria su tutta le rete, di avviare una campagna di controinformazione sugli impianti e proclamare per le giornate del 25 e del 26 gennaio 2023 una prima azione di sciopero con presidio sotto Montecitorio”. Ondata di fango, controinformazione, agitazione. le parole chiave della nota rivelatrici della posizione dura assunta dalle associazioni di categoria. E aggiungiamo: anche il primo nodo dell’era Meloni.
Come funzionerà la serrata? Come si dovranno regolare gli italiani per fare benzina prima e non trovarsi in difficoltà nelle 48 ore di annunciata serrata? Lo sciopero è previsto dalle 19.00 del 24 gennaio 2023 alle 07.00 del 27 gennaio 2023. Nella comunicazione alla Commissione di Garanzia dell’Attuazione della legge sullo sciopero nei servizi Pubblici Essenziali le organizzazioni parlano di “azioni politiche irresponsabili e di inusitata gravità nei confronti di una intera categoria di onesti operatori economici che basano la loro attività su un margine fisso pro litro di 3 centesimi lordi al litro, garantendo allo Stato, a proprio rischio e pericolo, in alcuni casi della vita, un introito di circa 40 miliardi l’anno di gettito”.
La decisione, arrivata con 13 giorni di anticipo rispetto alla due giorni di chiusure, prevede come è ovvio delle controreazioni da parte della politica. Il Governo raccoglierà il guanto di sfida e manterrà l’atteggiamento tanto criticato nella nota delle associazioni, oppure cercherà di percorrere la strada della diplomazia, magari incontrando le categorie di gestori, tentando una mediazione e provando a disinnescare lo sciopero? Intanto a poche ore dall’annuncio, arrivano le dichiarazioni di maggioranza, opposizioni e associazioni in difesa del consumatore
“Quando si parla di speculazioni sul prezzo della benzina naturalmente non si parla del povero gestore delle pompe, che ha un introito minimo perché si parla di pochi centesimi al litro. Noi parliamo delle speculazioni internazionali sul prezzo del gas e della benzina che è evidente“. Queste le parole del ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, a ‘Radio anch’io’, commentando lo sciopero nazionale di due giorni. “Combinate danni e date colpa agli altri. Il governo dà la colpa ai benzinai degli aumenti decisi dal governo stesso in legge di Bilancio. E’ il segno di come funzionano le cose nel mondo di Giorgia combina danni e poi passa il tempo a dare la colpa agli altri“. Così invece il leader di Italia Viva Matteo Renzi
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