Ogni anno il tumore al pancreas colpisce 14 mila pazienti. Prevenire la malattia è molto difficile. Quali sono le metodiche di intervento
Un “ospite indesiderato” imprevedibile, difficile preventivare il suo arrivo. Quell’ospite indesiderato che 24 ore fa ha ucciso Gianluca Vialli dopo un calvario durato 5 anni, si chiama tumore al pancreas e ogni anno colpisce 14 mila pazienti.
Come scrive anche oggi Open, nel 70% dei casi lo si individue sulla testa del pancreass; lungo il corpo nel 15/20% dei casi, sulla coda dell’organo nel 5/10%. Si sopravvive dopo la diagnosi, oltre i 5 anni, nell’8% dei casi. Soltanto il 3% di chi è colpito da questo cattivo tumore, riesce a restare in vita oltre i 10 anni. Come si manifesta? come è possibile individuarlo? Spesso quando il tumore è in fase avanzata e ha generato metastasi, perchè questa neoplasia è subdola e la diagnosi non è di facile identificazione.
Nel caso di Gianluca Vialli, quale è stato il primo sintomo atrraveerso il quale capire che qualcosa stesse accadendo al suo corpo? L’ittero. Lo spiega, come scrive anche il quotidiano on line Open, Alessandro Zerbi, responsabile dell’unità operativa di chirurgia pancreatica dell’Humanitas di Milano. Zerbi ha operato Vialli nel 2017. Il medico è stato intervistato da il Giornale ed ecco quali sono state le sue parole sull’operazione condotta sul campione scomparso “Quell’intervento di duodenocefalopancreasectomia era andato bene”. Il professor Zerpi ha anche spiegato la tipologia di operazione che consiste “nell’asportazione del duodeno e della testa del pancreas. È estremamente complessa”.
Vialli, parla il medico che lo operò ” L’ittero fu il primo sintomo del tumore al pancreas”
L’intervento espone infatti il paziente a infezioni, emorragie e fistole nel post operatorio. Quindi la ripresa è lunga, la convalescenza può durare anche alcune settimane. Quali sono i fattori di rischio che portano a sviluppare il cancro al pancreas? Spiega sempre nella medesima intervista al Giornale il professore “il fumo, il sovrappeso, un’alimentazione ricca di grassi e povera di fibre e uno stile di vita sedentario”. Ma Zerbi ci tiene a sottolineare un altro aspetto di questo tremendo male, quasi a voler sfatare l’opinione di molti “Non è vero che il tumore progredisce più lentamente se l’età del malato è più alta. Ogni tumore progredisce più velocemente o più lentamente a seconda di quanto è aggressivo. E quello al pancreas è un tumore molto aggressivo dal punto di vista biologico. Tanto che ha una prognosi mediamente peggiore degli altri”.
Pancreatite, diabete improvviso. Questi possono essere oltre l’ittero altri segnali che la malattia è penetrata nel corpo. Screening che consentano di prevenire il tumore al pancreas non ce ne sono. Solo in alcuni casi è possibile accorgersene per tempo e quindi intervenire asportando interamente l’organo. Altrimenti i tentativi di cura prevedono chemioterapia e radioterapia. Dice ancora il professor Zerbi “Dopo 5 anni dall’intervento sopravvive il 20/30 per cento dei pazienti poiché c’è un alto rischio di metastasi o recidiva: purtroppo è quello che è successo a Vialli”.