Un dolore grande. Quanto l’amicizia che li legava da sempre. Dentro e fuori dal campo. E al suo “gemello del gol” Roberto Mancini ora dice “Dopo Sinisa ho perso un altro fratello”
Soltanto poco meno di 3 settimane fa, portava a spalla la bara di Sinisa Mihajlovic. Era il 19 dicembre infatti quando a Piazza della Repubblica, la città di Roma tributava l’ultimo abbraccio al campione che aveva prima lottato e poi perso contro la leucemia.
Soltanto 4 giorni prima, il 14 di dicembre, Gianluca Valli comunicava che col “suo team di oncologi” aveva preso la decisione di dedicarsi di nuovo alla battaglia contro il cancro al pancreas. Ieri poi la notizia della sua scomparsa. E ora il suo “gemello del gol” piange un altro grande amico che non c’è più.
Intervistato dal Corriere dello Sport e dalla Gazzetta, Roberto Mancini ricorda. Entrambi. Anche se oggi le parole sono tutte per quel campione dentro e fuori dal terreno di gioco col quale vinse prima lo scudetto con la Sampdoria nel 1991, poi la quella vittoria all’Europeo sancita dall’abbraccio tra commissario tecnico e capo delegazione azzurro, abbraccio che in queste ore è diventato di nuovo e inevitabilmente virale. “Ci siamo incontrati a 16 anni e non ci siamo più separati. Abbiamo fatto tutto il cammino insieme”. Queste le parole dell’allenatore della nazionale”.
Mancini però si spoglia dei panni da ct, per indossare quelli più adatti alle circostanze. Roberto e Gianluca, due amici da sempre e per sempre. Prosegue l’allenatore della nazionale “Abbiamo pianto per l’amarezza ma anche per la gioia, come se fossimo uniti dal destino”. Ed eccola la commozione che vien fuori, il dolore per l’ennesima perdita nel giro di pochissimo tempo “Dopo pochi giorni dall’addio di Sinisa, ho perso un altro fratello. Anzi, un fratellino, come amavo chiamarlo, perché ci siamo incontrati a 16 anni e non ci siamo mai più separati. Abbiamo fatto tutto il cammino insieme. Giovanili azzurre, Nazionale, la Samp, le gioie, i dolori, i successi e le sconfitte. E poi le due notti di Wembley. In una abbiamo pianto insieme per il dolore e per l’amarezza, tanti anni fa. Nell’altra abbiamo pianto di gioia, come se fossimo stati uniti dal destino, prima della sua scomparsa”.
Poco o nulla da aggiungere. Ogni commento appare superfluo, irrilevante davanti alle parole frutto di un percorso di conoscenza che ha attraversato decenni. Ha proseguito ancora Roberto Mancini “Ringrazio il presidente Gravina. Lo ha voluto in Nazionale e ne sono stato felice. Ha avuto un ruolo decisivo per la conquista del titolo europeo. I giocatori lo amavano. Gianluca ha avuto la forza e ci ha dato un coraggio che non conoscevamo. Ci è stato accanto fino a quando ha potuto. Saluto un altro fratello, dopo Sinisa, ma con la sua forza andrò avanti per dedicargli qualcosa di importante che io e lui sognavamo da una vita”.
E a proposito di forza e coraggio, dalle pagine invece della Gazzetta dello Sport, ecco che l’amico Mancini racconta dell’ultimo abbraccio a Vialli. A Londra, lo scorso 29 dicembre, nell’ospedale dove da giorni era di nuovo ricoverato l’ex attaccante. “Era privo di forze, con poca voce, ma lucidissimo. Un leone fino all’ultimo. Abbiamo parlato un po’ di tutto, mi ha chiesto perfino com’era andato lo stage di dicembre con i giovani. Anzi, mi ha riempito di domande: voleva sapere tutto, ci teneva a conoscere i progressi del nostro progetto”. Un progetto che ora camminerà sulle gambe di chi inventava magie in mezzo al campo, per far sì che il suo “compagno/gemello” potesse mettere quella palla in rete. E’ tempo di fare gol aiutati dal cielo.
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