Una storia di presunte omissioni, sulla quale ora la Procura vuole vederci chiaro. Aperto infatti infatti un fascicolo per omicidio colposo per la morte di Stefano Puddu, giovane italiano che dal 2020 viveva in Ungheria. La famiglia avvisata dopo due settimane dal decesso
E’ umanamente accettabile scoprire che il proprio figlio, un uomo di soli 37 anni, sia morto da due settimane? E’ sostenibile che le richieste inoltrate ad un’ambasciata non siano state presumibilmente prese in considerazione? Sono solo alcune delle tante domande che affastellano la mente di un’intera famiglia che vuole conoscere tutti i perchè della scomparsa del proprio ragazzo.
Ma procediamo con ordine e proviamo a mettere in fila tutti gli elementi di questa storia, che somiglia ad un mistero da decifrare. A perdere la vita Stefano Puddu. Italiano residente a Budapest.
Stefano era originario della Sardegna, di Quartu Sant’Elena per la precisione. In Ungheria l’uomo di era trasferito dal 2020, per motivi di lavoro. Dallo scorso agosto non incontrava fisicamente la sua famiglia, ma era solito chiamare la madre e il padre ogni domenica. Ultima telefonata il 2 ottobre. Quando il 9 ottobre, sempre di domenica, i genitori di Stefano non ricevano la consueta telefonata, inizialmente non si allarmano: il figlio era sempre impegnato anche in viaggi di lavoro. I familiari hanno dunque ipotizzando un semplice contrattempo. Quando però il 16 ottobre, il silenzio è diventato assordante, allora è scattato l’allarme e la preoccupazione è salita alta.
Arriviamo così alla data del 27 di ottobre, quando il padre dopo aver provato a contattare ogni numero possibile senza aver mai ricevuto notizie del figlio, chiede informazioni all’Ambasciata di Ungheria, “senza ricevere dagli organi consolari alcuna risposta”, si legge nell’esposto presentato alla Procura dalla famiglia Puddu, per il tramite dell’avvocato Rita Tenerelli. Scive oggi il Messaggero. Soltanto dopo due settimane dalla morte di Stefano dunque, la famiglia ha saputo della sua scomparsa. Oltre al dolore per la perdita prematura del proprio figlio, altra grande prova di dolore: ci sono voluti altri 10 giorni per poter riabbracciare il corpo di Stefano. Ma come è morto Stefano? Cosa è successo? Come mai i ritardi nelle notizie? Cosa c’è dietro questa scomparsa?
Stefano sarebbe morto, per quello che è stato possibile sapere dopo una lunga trafila anche con l’Ambasciata italiana il cui comportamento è stato giudicato ostile, per una meningite batterica che sarebbe stata provocata da un’otite non curata nella maniera adeguata dai medici ungheresi. Il 30 novembre scorso viene presentato un esposto alla Procura di Roma, che decide di aprire un fascicolo di inchiesta per omicidio colposo e furto. Ma la famiglia di Stefano Puddu è andata oltre, ha infatti chiesto alla Farnesina di accertare eventuali omissioni e abusi di ufficio che sarebbero stati commessi da dipendenti dell’Ambasciata. Quando sarebbe morto esattamente Stefano? Perchè le accuse dei familiari per omissioni e abuso di ufficio? Il giovane uomo, secondo quanto appreso dai carabinieri della caserma di Quartu Sant’Elena, sarebbe deceduto il 17 di ottobre, ma non si esclude che la morte possa essere avvenuta anche 3 giorni prima.
Soltanto 5 giorni dopo però la famiglia apprende le cause della morte di Stefano, anzi la vera causa della morte. Perchè ai genitori dell’uomo viene prima detto che Stefano avesse perso la vita per un infarto, poi per un incidente stradale. Una volta a Budapest, dove la coppia di genitori era volata per avere più informazioni e capire cosa fosse realmente accaduto, viene chiesto loro se Stefano fosse un drogato, un alcolista, o avesse avuto nemici che volessero vendicarsi magari per una questione di debiti. Le domande irrispettose sarebbero state fatte sulla base di mail che il funzionario dell’ambasciata sosteneva di aver ricevuto in forma anonima.
Ma quelle stesse mail erano in realtà state inviate da una vicina di casa di Stefano preoccupata dal fatto di non avere più notizie di lui. La polizia poi contattata, era entrata nella casa di Stefano e aveva scoperto il corpo privo di vita. nell’appartamento c’erano ovviamente i documenti di Stefano. Quindi contattare i familiari era cosa assai facile da fare Nell’esposto presentato dalla famiglia, oltra la denuncia dei ritardi immotivati per essere stati informati tardivamente, compare anche quella del furto dell’orologio e del portafogli del proprio figlio. E come se non bastasse, la famiglia dice di essere stata indotta a scegliere una specifica agenzia funebre per celebrare i funerali del ragazzo. Da qui la richiesta alla Farnesina di aprire un’istruttoria e sciogliere i tanti dubbi di questa triste vicenda.
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