Una frase sussurrata ai medici primi di venire. Si aprono nuovi scenari dietro la storia assurda e inaudita del pestaggio del bimbo di 6 anni provocata dal compagno della nonna. Il piccolo è ancora ricoverato in gravi condizioni al Gaslini di Genova. Gli investigatori indagano la sfera intima familiare
La storia è già inquietante e inaccettabile di per sè: un bimbo di soli 6 anni picchiato in maniera brutale. Lesioni gravi riportate in molte parti del corpo. La messinscena sulla dinamica, poi a distanza di qualche giorno l’ammissione: “sono stato io”.
Una nonna indagata e quel compagno che autodenuncia l’orrore commesso. La disperazione di una famiglia che non riesce a concepire come il proprio bambino sia stato ridotto allo stremo da chi avrebbe dovuto amarlo. Ed ora un atroce sospetto si insinua nelle menti di chi indaga. Ci sarebbe una frase che potrebbe portare gli investigatori a capire i motivi reali dietro quel vile pestaggio.
Come riporta l’edizione odierna di Repubblica, la frase sarebbe stata pronunciata dalla piccola vittima dell’aggressione ai medici che lo hanno preso in cura, prima di svenire. “Non lo posso dire”. Eccole le parole che mettono i brividi e che portano a scavare la sfera familiare più intima e privata. Mentre il bambino è ancora ricoverato all’ospedale Gaslini di Genova. Nel pestaggio dello scorso 19 dicembre ha riportato ferite gravissime e la sua prognosi continua ad essere riservata, ma il piccolo non sarebbe più in pericolo di vita. Ma prima di perdere i sensi, il bimbo a chi lo ha soccorso e gli avrebbe chiesto cosa fosse accaduto avrebbe appunto detto di non poterlo dire.
E allora la Procura e gli agenti di Polizia di Ventimiglia, vogliono doverosamente andare a a fondo, vogliono ricostruire gli attimi del dramma avvenuto nella casa e nel cortile dell’abitazione di via Gallardi. Qui il compagno della nonna del bambino ha riempito di botte la piccola creatura al punto tale da lasciarlo a terra esanime. Poi dopo l’aggressione il racconto agli investigatori: un’auto pirata aveva investito la vittima che invece sarebbe stata picchiata più e più volte col bastone della tenda dell’appartamento. Perchè tanta violenza? Perchè questa follia cieca, giustificata banalmente dall’uomo in questo modo: il bimbo sarebbe stato troppo vivace. L’uomo che ha 75 anni, è attualmente indagato per lesioni gravissime, come la nonna del piccolo, che invece di anni ne ha 64.
Massimo riserbo sull’inchiesta, “Ora abbiamo solo bisogno di lavorare con tranquillità”, si è limitato a dire il procuratore capo di Imperia Alberto Lari. Troppo delicata in questa fase l’attività investigativa, e ovviamente la posizione del compagno della nonna è al vaglio di magistrati e inquirenti. Il bimbo sta meglio è vero, ma le sue condizioni necessitano ancora ventilazione assistita e poi quella confessione resa dall’uomo non convince. Troppe le incongruenze presenti nel suo racconto al commissariato di polizia, dopo la decisione di “consegnarsi”. Sempre secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, gli interrogatori della coppia sarebbero andati avanti per ore. Intanto montava la rabbia di parenti e amici dei genitori del bimbo.
In ospedale, accanto al figlio, resta il padre. E’ un pizzaiolo. La madre del bimbo è invece re a casa col bambino più piccolo. Dopo un post estremamente duro che era stato pubblicato sui social, il padre della piccola vittima del pestaggio raccomanda a tutti calma e e fiducia negli uomini della Questura “Lasciamo fare a chi sicuramente sa qualcosa più di noi, per favore. Sono pienamente fiducioso nel loro lavoro”. Ma prima di quel tragico 19 dicembre come erano i rapporti tra la coppia di genitori e quei nonni ora accusati di una vile azione? Secondo il legale che difende la madre e il padre del bambino, l’avvocato Maria Gioffrè, in precdenza non ci sarebbero stati problemi.
Queste alcune delle sue parole riportate oggi sul quotidiano “Hanno sempre lasciato alla nonna e e al compagno il figlio. Erano tranquilli come lo sono i genitori che sanno di poter contare sui nonni. E non ci sono mai stati segni sul corpo del bambino né altro che potessero far pensare a maltrattamenti”. Nel passato dell’uomo ora accusato di lesioni gravissime, nessuna denuncia o segnalazione per comportamenti violenti. Dalla ricostruzione fatta da chi indaga sino a questo punto, il pestaggio del piccolo sarebbe avvenuto in due momenti diversi: prima un calcio nel sedere, poi le botte col bastone della tenda.
Il bambino è riuscito a proteggere il volto, ma non il resto del corpo: 8 vertebre e 3 costole fratturate, sono il segno tangibile della violenza. La perforazione del polmone e la rottura della milza invece potrebbero essere state causate dal trasporto in macchina. Qui nonna e compagno della donna lo hanno caricato per portarlo dal padre del bimbo, che però al genitore avrebbe detto di non ricordare cosa fosse successo.
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