Yara Gambirasio, giudice di Bergamo nei guai | L’accusa è gravissima

Il caso di Yara Gambirasio presenta una novità: qual è l’accusa e cosa c’entra un giudice per le indagini preliminari. Tutti i dettagli. 

Due capi di accusa e iscrizione nel registro degli indagati. Gravi novità arrivano per Letizia Ruggeri (gip di Bergamo), su disposizione del giudice per le indagini preliminari di Venezia Alberto Scaramuzza, dopo la conclusione dell’udienza per opporsi all’archiviazione presentata dai legali di Massimo Bossetti.

Gambirasio Bossetti
Il caso di Yara Gambirasio e la vicenda che riguarda anche Bossetti, cosa sta accadendo (Immagine Rete)

Il caso specifico, infatti, riguarda la conservazione dei reperti, fondamentali per l’inchiesta e per condannare Bossetti a distanza di tempo dalla morte di Yara Gambirasio. Per il caso della ragazzina di Brembate risulta condannato all’ergastolo il muratore di Mapello.

Caso Yara Gambirasio, nei guai addetto ai lavori | I capi di accusa

Il gip Ruggeri è accusato di depistaggio e frode processuale, in seguito a una denuncia e un atto presentato dalla difesa dell’uomo condannato definitivamente all’ergastolo. Al centro della vicenda, analizzate dai magistrati di Venezia, ci sono le 54 provette contenenti “la traccia biologica di vittima e carnefice“.

Bossetti
Bossetti è l’uomo condannato all’ergastolo per la morte di Yara Gambirasio

Il materiale è stato spostato dal frigorifero dell’ospedale San Raffaele di Milano all’ufficio corpi del reato del tribunale di Bergamo. A riportare la notizia è l’agenzia Adnkronos. Nel frattempo la posizione dell’avvocato Claudio Salvagni, legale di Bossetti, la scelta di trasferire il materiale avrebbe causato problemi nella catena del freddo.

Di fatto, almeno secondo la difesa di Bossetti, ciò avrebbe deteriorato il DNA e così vanificato qualsiasi possibilità di nuove analisi. L’analisi scritta su 70 pagine evidenzia tutto l’excursus, con tanto di date e passaggio dello provette.

Lo spostamento, dopo giorni DNA deteriorato

Sarebbero passati 12 giorni dopo aver lasciato il San Raffaele per far arrivare le provette: si va dalla partenza, fissata 21 novembre fino al 2 dicembre 2019, alla consegna effettuata presso il Tribunale di Bergamo. La Procura di Venezia ha intanto accertato che non vi sarebbero prove sulla presunta volontà di distruggere o danneggiare i campioni di DNA. Adesso toccherà invece al pubblico ministero Ruggeri dimostrare di non aver agito con cattive intenzioni.

L’avvocato Salvagni ha dichiarato che il cambio di destinazione avrebbe interrotto la cosiddetta catena del freddo campioni da conservare a -80 gradi – da qui la possibilità di aver deteriorato il DNA, rendendo così impossibile effettuare nuove analisi.

Il dispositivo firmato dal giudice ha invece ordinato l’archiviazione per Giovanni Petillo e Laura Epis: si tratta del presidente Prima sezione penale del Tribunale di Bergamo e la funzionaria responsabile dell’Ufficio corpi di reato. “Si vuole ermettere al pm una compiuta valutazione anche della sua posizione in relazione a tutte le doglianze dell’opponente, che richiedono un necessario approfondimento, sia al fine di permettere alla stessa un’adeguata difesa“, si legge nel dispositivo.

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