Legge di Bilancio, si lavora per l’approvazione ultima del testo. Non finiscono i ritocchi sul provvedimento: la tregua fiscale tiene banco.
Legge di Bilancio, sono giorni febbrili per il Governo che avrebbe voluto approvare il testo della legge con relative modifiche prima della vigilia di Natale: “Come regalo agli italiani”, spiegano le forze di maggioranza. Non si è, però, trovata l’intesa su alcuni punti chiave: dopo la retromarcia su POS e tetto contante, deve essere rivista anche la questione relativa alla pace fiscale.
Tregua che le forze d’opposizione vedono come un “favore agli evasori”, anche e soprattutto dopo l’allarme lanciato da Bankitalia e Confindustria. Lo schieramento sovranità fa muro spiegando che si tratterebbe non di uno “scudo fiscale” – come sembrava essere inizialmente – ma di una tregua sulle cartelle esattoriali. Nessuno sconto di pena per i furbetti, ma una sanatoria ad hoc che dovrebbe – stando ai ragionamenti della maggioranza – agevolare chi era in difetto nei pagamenti ed elargire una parte della somma dovuta.
Legge di Bilancio, è scontro sulla sanatoria: gli equilibri di Governo
Questione d’importi, dunque, il ragionamento di Governo si basa sulla possibilità di dimezzare i debiti se gli interessati fossero disposti a risarcire parzialmente il Fisco: questa sorta di trattativa – che andrebbe a colpire i grandi evasori (ovvero con cartelle da 5-10.000 euro in su) – non piace agli oppositori. I quali intendono fare muro il più possibile, motivo per cui la recente fiducia non è arrivata spontaneamente ma sul filo del rasoio. Numerosi gli interrogativi irrisolti secondo le parti sociali. C’è comunque ancora tempo anche in relazione alla questione condoni.
La morale è che o si cambia approccio, oppure prosegue lo stallo. Anche perché il provvedimento dev’essere ancora votato in Senato. Al netto delle cose da rivedere, le idee chiare arrivano soltanto dalla maggioranza. Neanche tutta, perché Berlusconi fa muro in caso di mancata tutela rispetto a possibili investitori. Dopo la battaglia sull’innalzamento delle pensioni minime, il Cav appare rinfrancato ed è deciso a far valere questo terreno. Le frizioni non mancano e il tempo stringe: l’ex scudo fiscale rischia di essere un boomerang.