Scuola, le scadenze del 2023 tengono banco: i costi del materiale didattico aumentano, ma i termini di pagamento cambiano.
Scuola, non tornano i conti. O meglio le somme e gli importi ci sono, mancano le liquidità: genitori sono sempre più inghiottiti nella morsa delle spese per i figli. Il tasso medio di spesa per la didattica dei pargoli è aumentata, negli anni, del 25-30%. Anche per chi compra materiale usato, non di prima mano. Scelta che può far anche scaturire lamentele dal professore, ma ripercussioni diplomatiche a parte le famiglie non sanno più come orientarsi.
Ecco perché c’è – in tal senso – un ritorno all’origine: quello della copisteria. Un settore in disuso che ritrova lustro grazie a fotocopie di libri, manoscritti e redazione di dispense. C’è tutto, quanto basta per avere del materiale utile allo studio. Questo impone un ammortamento dei costi che risolve parzialmente un’annosa questione: alla voce spese, tagliando quelle per il materiale didattico, restano le altre relative alla burocrazia scolastica. Iscrizione e quant’altro: passi necessari, quindi inderogabili, che però avrebbero bisogno di maggior considerazione e aiuto.
Scuola, le nuove date di pagamento: gennaio mese di fuoco
Il Governo, infatti, sta ricalibrando i termini di pagamento: resta gennaio come deadline, ma c’è la possibilità di spalmare laddove serve. Il nuovo anno porterà con sé diverse date con cui fare i conti. Nel vero senso della parola. In primis c’è la tassa di iscrizione pari a 6 euro, quella di frequenza che sale a 15 e quella per gli esami di idoneità a 12,09. Ultima, ma non per importanza la tassa di rilascio diplomi: fondamentale per le referenze nel mondo del lavoro. Costa 15 euro. Diverso ancora è per le scuole private la cui retta varia a seconda di ogni situazione. A tal proposito emerge l’esigenza di una rateizzazione e alcuni contesti lo determinano a priori.
L’Esecutivo interviene sulle date: si comincia a inizio gennaio, poi si va a metà e per il cambio di istituti è possibile pagare anche nel mese di febbraio. I periodi successivi, magari per un’entrata in corso d’opera, vanno a contemplare ogni opportunità e imprevisto. Insomma la campanella suona per i ragazzi, ma anche per i genitori che si trovano a fronteggiare un carovita piuttosto pesante a cui sommare anche queste necessità: la scuola resta un diritto di tutti. Un dovere delle istituzioni quello di assicurarlo senza problemi, ricorrendo – se necessario – alla sburocratizzazione dei meccanismi. Il banco di prova della maggioranza passa (anche) da qui.