Il gesto che ha salvato la vita di una donna. A soli 15 anni sul treno ascolta una conversazione in rumeno, la sua stessa lingua. Un uomo minacciava di morte la persona dall’altra parte del telefono. Il ragazzino chiama i carabinieri
Ogni giorno la cronaca è piena di notizie che riguardano omicidi, aggressioni a donne, femminicidi. Quando leggiamo le pagine dei quotidiani o dei siti on line, i delitti sono stati compiuti e le forze dell’ordine non possono far altro che risalire ai responsabili e alla dinamica di quelle che spesso sono tragedie familiari.
Questa volta invece i carabinieri hanno potuto fermare in tempo colui che stava di certo per compiere un omicidio. Un assassinio più volte minacciato. Addirittura urlato su un treno che avrebbe portato il futuro omicida alla destinazione fatale.
Spesso accade che le buone notizie destino poca attenzione, ma in questo caso vale la pena raccontare l’eroismo e la prontezza di spirito di un ragazzino di soli 15 anni: a lui si deve il lieto fine di quello che sarebbe stato l’ennesimo epilogo negativo di cui scrivere o parlare. Dove si sono svolti i fatti? come ha fatto un quindicenne a sventare un omicidio? Siamo su un treno direzione Modena. Ci sono tante persone, ma tra queste pure un passeggero particolarmente agitato. Parla in romeno al telefono. Una delle frasi che urlerà è da far rabbrividire “Sto venendo ad ucciderti”.
Nel mirino della violenza di quest’ uomo, una ragazza che aveva conosciuto on line. Da qualche settimana andava avanti la relazione virtuale al punto tale che i due avevano deciso di incontrarsi. Appuntamento fissato al 17 dicembre. I giorni che portano verso il primo incontro però sono strani; la donna nota una aggressività nell’uomo che non le piace e decide quindi di cancellare quel primo appuntamento che era stato previsto nella sua città. Il fatto di essere stato respinto fa deflagrare la furia dell’uomo che tra minacce, video di intimidazione in cui mostrava una lama, rende impossibile la vita di questa ragazza.
E qui veniamo agli eventi che si incrociano: il trentenne, il giorno fissato dell’appuntamento, decide di passare dalle parole ai fatti. Parte così dalla sua abitazione a Misano Adriatico col chiaro intento di uccidere la donna. Una volta sul treno in direzione Modena però, l’uomo di addormenta, manca la fermata giusta, scende dal treno e ne prende un altro nella direzione opposta. A questo punto il controllo dell’omicida in pectore viene meno: comincia a gridare al cellulare, e tra le cose che dice, parla anche del folle gesto che era intenzionato a compiere. L’uomo parla in romeno, la stessa lingua di un ragazzino di 15 anni che distante solo qualche vagone, che sente tutto e decide che sarebbe stato il caso di intervenire.
Sì, ma cosa fare? L’adolescente mantiene la calma e con fare lucido chiama il 112, racconta ogni cosa di quanto ha sentito. I carabinieri a loro volta avvisano gli uomini della polfer che attenderanno l’indiziato a destinazione e lo bloccheranno una volta sceso dal regionale. Scatta a questo punto la perquisizione: l’uomo aveva con sè un grosso coltello e un oggetto appuntito. Ovvero le armi che il giorno precedente aveva mostrato alla donna nel chiaro tentativo di intimidirla. Gli agenti non hanno avuto dubbi: il 30enne voleva uccidere. A quel punto partono indagini più approfondite, che hanno coinvolto la vittima, che hanno condotto all’analisi delle chat che i due si erano scambiati e dei video contenuti nei telefoni.
Anche la madre dell’uomo fermato dai carabinieri ha testimoniato il passato violento del figlio. La Procura di Modena a quel punto, temendo il rischio di recidiva, non ha potuto far altro che chiedere l’arresto e la custodia cautelare in carcere. Tutto ciò è stato possibile ovviamente, grazie all’interventismo e al coraggio di un uomo piccolo, ma solo per l’età.
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