Una tragedia assurda iniziata il 19 dicembre scorso con l’omicidio di una donna, Eliana Maiori Caratella e terminata il 21 dicembre con il suicidio in carcere dell’assassino Giovanni Carbone
Dopo aver ucciso con un colpo di pistola in testa la compagna, Eliana Maiori Caratella il 19 dicembre scorso, l’assassino e fidanzato della vittima è stato arrestato. Ieri sera intorno alle 20:00 nel carcere di Lanciano dove era rinchiuso per l’omicidio della donna, Giovanni Carbone si è suicidato.
Il delitto della 41enne bancaria è avvenuto lo scorso lunedì all’interno della sua abitazione a Miglianico. Nelle quattro ore precedenti all’omicidio, Carbone ha tentato due volte di togliersi la vita senza successo prima di costituirsi alla caserma dei Carabinieri di zona. Confessato l’assassinio, l’uomo di 39 anni è stato immediatamente arrestato.
Ed è qui che, a distanza di appena qualche giorno, l’assassino si è impiccato in cella. La legale dell’uomo, l’avvocatessa Franca Zuccarini, dopo la notizia della morte del suo assistito, ha fatto presente agli inquirenti che il 39enne aveva già ribadito più volte la sua volontà di suicidarsi.
Si suicida in cella dopo aver ucciso la compagna: la tragedia in carcere
Non ha retto ai sensi di colpa per aver ucciso con un colpo di pistola alla testa la compagna in casa e il killer, Giovanni Carbone, si è tolto la vita suicidandosi in carcere. Per farlo ha utilizzato i pantaloni legandoli alle sbarre della finestra della sua cella. Dopo essersi impiccato il personale della Polizia Penitenziaria del carcere di Lanciano è prontamente intervenuto allertando il 118. Ma per il detenuto non c’è stato nulla da fare.
Secondo il difensore del 39enne originario di Matera, l’Avv. Franca Zuccarini, il suo assistito aveva già espresso per ben tre volte la volontà di farla finita. Nel suo piano strategico assurdo l’assassino doveva portare a compimento la sequenza iniziata lunedì mattina alle 8 dopo aver sparato la fidanzata.
Dopo il suicidio in cella, il garante dei detenuti, Gianmarco Cifaldi è intervenuto in merito: “Giovanni Carbone era stato sistemato in una cella chiamata di “prima accoglienza”, ovvero video sorvegliata 24 ore vicina al medico di guardia h 24. Con il suicidio del detenuto, i casi nelle carceri italiane di persone che perdono la vita salgono a 80 solo quest’anno. È stato fatto di tutto, ma è una sconfitta dello Stato”.