Caso Omerovic, il passato violento del poliziotto finito ai domiciliari per aver torturato Hasib. Il profilo e i precedenti di Andrea Pellegrini.
Numerosi precedenti, una carriera segnata da sanzioni in diversi procedimenti disciplinari. Lui è Andrea Pellegrini, l’agente arrestato con l’accusa di aver torturato Hasib Omerovic. 50 anni, romano, una vita nella Squadra Mobile. Poi un’indagine per rivelazione di segreto d’ufficio, un arresto per furto in un supermercato in Florida e il conseguente trasferimento al commissariato di Primavalle.
Il legale che lo difende, l’Avvocato penalista Remo Pannain, lo dipinge come un uomo che ha dedicato la sua vita alla difesa dei più deboli, specialmente dei minori. Un ritratto totalmente in controtendenza rispetto a ciò che di lui raccontano i suoi colleghi che lo descrivono come autoritario e manesco. Diversi gli aneddoti riportati. C’è chi lo ricorda quando andava in giro a vantarsi di aver malmenato un pedofilo in occasione di un arresto, altri ricordano quando raccontava di aver sparso cimici e gps in alcune macchine nell’ambito della sua seconda attività da investigatore privato.
Caso Omerovic, il giudice inchioda Pellegrini: “Ha agito in spregio della funzione pubblica svolta”
Un uomo costantemente al di sopra delle regole, incapace di autocontrollo. Secondo i giudici “Pellegrini è aduso a comportamenti aggressivi nell’espletamento delle attività di servizio” , “gli accadimenti sono indubbiamente di entità grave, commessi in spregio della funzione pubblica svolta, nonché violando fondamentali regole di rispetto della dignità umana” e “i ripetuti atti di violenza e minaccia appaiono del tutto gratuiti”.
In relazione alla vicenda di Hasib, un poliziotto indagato ha sottolineato “l’atteggiamento tenuto da Pellegrini nei suoi confronti, volto a influenzarlo nel caso avesse avuto intenzione di riferire qualcosa circa l’accaduto. Dicendogli che sarebbe stato meglio non riferire in merito allo sfondamento della porta“ dell’appartamento di Primavalle.
Nessun pentimento, insomma. I colleghi lo hanno coperto, anche finendo per depistare le indagini. Almeno fino a quando la notizia è finita sulle pagine dei giornali richiamando inevitabilmente l’attenzione del pubblico. A quel punto il muro di omertà è crollato e gli agenti coinvolti nella vicenda hanno scaricato Pellegrini, raccontando per filo e per segno le torture che hanno portato Hasib a gettarsi da quella finestra.