Le ultime novità apportate dal Governo Meloni sulla manovra riguardano il reddito di cittadinanza. L’emendamento approvato in Commissione Bilancio della Camera stringe il cappio a tutti coloro che beneficiano dell’assegno: sarà tolto al primo rifiuto di un posto di lavoro
Non ci sarà una seconda possibilità per i percettori di reddito di cittadinanza che, secondo la normativa discussa in commissione Bilancio della Camera, sarà eliminata al primo rifiuto di un posto di lavoro, anche se la proposta professionale non verrà considerata “congrua”, ovvero compatibile con le proprie competenze e/o capacità.
Questa la modifica ancora più stringente voluta dal Governo di centrodestra su chi beneficia del sussidio economico. Secondo la normativa che deve ancora vedere la luce, se verrà rifiutata la prima offerta di lavoro, il percettore perderà l’assegno.
Con la nuova norma, dunque, la prima proposta potrà essere localizzata in qualsiasi località sul territorio nazionale o potrà non essere compatibile con le proprie capacità. Ma se non accettata, anche se nell’arco di 80 km da casa, porterà alla conclusione della percezione del reddito di cittadinanza. Polemiche da parte di Giuseppe Conte, leader politico del M5S che definisce “Follia” la manovra. La risposta non tarda ad arrivare da Lupi, autore dell’emendamento.
Le modifiche che il Governo Meloni vorrebbe apportare al reddito di cittadinanza stanno suscitando l’ira di chi, con l’assegno, ormai “campa” da anni. Ma non solo, sul piede di guerra anche la rabbia funesta dell’ex premier Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, che ha dichiarato in merito:
“Siamo alla follia, il concetto di congruità era a tutela della dignità del lavoro”. La norma potrebbe tagliare definitivamente le gambe alla misura già in bilico da tempo. In sostanza, se verrà approvata la modifica, il percettore perderà l’assegno economico se rifiuterà la prima offerta di lavoro, anche se questa non verrà considerata “congrua”, dove, come riporta il Messaggero: “per congruo, si considera la proposta di un’occupazione che fosse compatibile con le proprie capacità e competenze, che prevedesse una retribuzione superiore del 20% rispetto all’assegno e che si svolgesse a una distanza entro 80 km dalla residenza o raggiungibile entro 100 minuti con il trasporto pubblico”.
In merito alle parole di Conte, Maurizio Lupi autore dell’emendamento (leader di Noi Moderati), come riporta il FattoQuotidiano, risponde: “La follia è negare il diritto al lavoro. Da giurista, Giuseppe Conte dovrebbe sapere che le leggi non possono basarsi su criteri vaghi e indeterminati, e che la vera follia non è dunque aver eliminato la parola “congrua”, che vuol dire tutto e niente, ma negare il diritto al lavoro, scommettere sulla povertà delle persone e fomentare irresponsabilmente le piazze con dichiarazioni incendiarie”. La possibilità di scelta dunque per chi davvero vuole lavorare ora rimane una sola.
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