La Germania fa ancora i conti con il suo passato, e con il nazismo in particolar modo . E’ di queste ore la notizia che un tribunale tedesco ha condannato una 97enne per complicità in 11 mila omicidi.
La donna condannata per le crudeltà commesse in epoca nazista, è stata giudicata alla fine di un processo con una pena sospesa di due anni. Irmgard Furchner, questo il suo nome, lavorava al tempo come dattilografa in un campo di concentramento.
Allora la donna aveva soltanto 18 anni ed era impiegata a Stutthof, in Polonia, nel periodo compreso tra il 1943 e il ’45. Nel 2021 si era data alla latitanza fuggendo dalla casa di riposo dove era ricoverata. Le forze dell’ordine riuscirono però a rintracciarla poco dopo. Per l’accaduto fu condotta in carcere.
Donna condannata per crimini nazisti: la ricostruzione della vicenda
Irmgard Furchner lavorava come dattilografa presso il campo di concentramento di Stutthof, vicino alla città di Danzica. Il quell’insediamento del terrore si calcolano siano morte circa 65 mila persone tra prigionieri polacchi ed ebrei. La condannata è stata coinvolta in relazione alla scomparsa di 11 mila persone. Il suo ruolo è stato giudicato determinante essendo stata riconosciuta complice della loro tragica fine.
A Furchner è stata comminata una pena di 2 anni di reclusione (sospesa) alla fine di un percorso giudiziario presso il tribunale di Itzhehoe, nel Schleswig-holstein. Secondo l’accusa il suo compito svolto a stretto contatto con i maggiorenti del campo è stato fondamentale per la realizzazione del piano criminale. In particolare l’imputata è stata ritenuta consapevole di aver “aiutato e favorito i responsabili del campo nell’uccisione sistematica delle persone imprigionate tra il giugno 1943 e l’aprile 1945 nella sua funzione di stenografa e dattilografa nell’ufficio del comandante del campo”.
Irmgard Furchner: “Mi dispiace per tutto quello che è successo”
Per i fatti che l’hanno vista coinvolta, l’ex collaboratrice nazista ha voluto rilasciare una dichiarazione: “Mi dispiace per tutto quello che è successo”. L’anziana donna lo scorso 6 dicembre aveva aggiunto: “mi rammarico che in quel periodo fossi proprio a Stutthof. Non posso dire altro”. Gli avvocati difensori hanno avuto da ridire sulla sentenza. A loro parere non è stato dimostrato che l’assistita fosse a conoscenza della tragedia che si stava perpetrando.
Di altro tenore il parere dei pubblici ministeri, che hanno definito le atrocità commesse un “assassinio crudele e doloroso”. I detenuti a Stutthof erano perlopiù polacchi ed ebrei, molti dei quali deportati dopo la rivolta di Varsavia. Le esecuzioni riscontrate sono avvenute per iniezione letale o per fucilazione. Altre vittime dovettero subire il freddo, rimanendo nude, all’aperto, in piena stagione invernale, fino al sopraggiungere della morte.