Pensione a 600 euro, la palla passa al Governo: l’argomento tiene banco in relazione alla Legge di Bilancio. Le modifiche principali.
Pensioni, il Governo corregge il tiro: Giorgia Meloni è al lavoro sulle minime. L’obiettivo resta l’innalzamento a 570 euro per agevolare anche chi sembra partire svantaggiato. Proprio su questo dialoga Meloni che vuole arrivare subito dopo Natale a garantire ben altri importi. La strada è quella dei 600 euro di partenza, ma cambiano le percentuali rispetto a età e ISEE.
Maggior attenzione agli Over 75, tutti gli altri a scalare. In altre parole: la rivalutazione pensionistica si attesta, per il momento, intorno al 7,3% in più rispetto al passato. Variabile dipendente l’inflazione, pronta a scombinare ogni piano. Per questo il Governo prova a giocare d’anticipo: prossimo step l’approvazione dei nuovi emendamenti era previsto per oggi, manca pochissimo per il via libera definitivo. I numeri parlano chiaro: chi percepisce 1000 euro al mese avrà 52 euro netti di maggiorazione, coloro che invece hanno diritto a più di 2000 euro di pensione si vedranno aumentare di 100 euro la propria quota mensile.
Ancora diverso sarà l’importo di chi arriva a percepire 4000 euro lordi. Le pensioni restano una grande incognita a cui il Governo, non solo Meloni, ma anche gli altri in passato, è chiamato a rispondere fornendo soluzioni. Ora tocca alle parti sociali, l’incontro dei giorni scorsi ha chiarito come l’attuale maggioranza – pur navigando in acque tranquille – è chiamata a fare dei passi importanti per evitare la frattura.
C’è, quindi, l’altra questione: aumento delle quote al 120%. Significa che in punti percentuale, attualmente, s’introduce l’1,5% in più rispetto al passato che con il 2024 dovrebbe diventare il 2,7%, Così dovrebbero essere appianati – anche numericamente – i diversi importi che comunque avranno un costo effettivo sulla vita di tutti i giorni. La manovra, nella fattispecie, con particolare attenzione alle pensioni, costa all’Italia 210 milioni di euro per un aumento ulteriore di appena 52 euro rispetto alle maggiorazioni già previste.
È una questione di contrappesi, fare da raccordo sembra essere l’unica soluzione. Tempo ce n’è sempre meno, con i rincari che premono e l’inflazione che spinge. La palla passa all’Esecutivo. Prime importanti modifiche nel fine settimana, quando i propositi e le prospettive dovranno lasciare spazio alla realtà. Dove incalza, fra le altre cose, il pressing delle opposizioni con il Terzo Polo pronto al sostegno, ma non su tutto: Calenda e Renzi restano per un confronto responsabile, ma al momento sulle minime non sembra esserci convergenza.
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