Emergono di ora in ora nuovi dettagli sulla morte di Alice Neri. Dopo l’arresto del maggiore sospettato, Il 32 tunisino, ecco giungere ieri la versione di un testimone pronto a dichiarare di averlo visto vicino alla macchina della vittima. Cosa sarebbe successo per un’ora?
Attorno al tunisino sembra stringersi sempre più il cerchio. Nonostante la notte tra il 17 e il 18 novembre scorso presenti ancora diversi coni d’ombra, gli inquirenti hanno raccolto nuovi elementi. Tutti indicherebbero la colpevolezza del 32enne acchiappato in Francia dalle forze dell’ordine, mentre cercava ancora di fuggire.
Intanto procede tassello dopo tassello anche la ricostruzione della dinamica dei tragici fatti. Grazie alle telecamere di sorveglianza si sono potuti ricostruire i movimento del sospettato e di Alice, ma fino ad un certo punto
Mohamed Gaaloul giunge in bici allo Smart Cafè di Concordia, dove la vittima si è intrattenuta con un collega fino quasi alle 3 del mattino, dirigendosi alla sala slot. Alle 3.40 l’uomo si avvicina all’auto di Alice Neri, a bordo del veicolo dopo aver salutato l’amico. Da qui in poi l’azione sfugge al raggio dei circuiti delle telecamere. Si nota però che la bicicletta del 32enne rimane dove è stato lasciata in precedenza. Che il tunisino si entrato in auto con la vittima? A quanto pare sì.
A dirlo è un testimone che giura di aver visto la scena indicando un uomo che alla descrizione assomiglia proprio al nordafricano. Ad aggiungere ulteriori dettagli l’immagine in movimento della Ford Fiesta di Alice che compie un breve giro fino a fermarsi dietro al locale, in una zone appartata. Ci resterà un’ora. Dopodiché l’auto riparte per finire nel posto dopo viene ritrovato l’indomani il cadavere carbonizzato della donna.
Dalla cronologia delle ricerche dell’applicazione di Google Maps si nota che la vittima è andata alla ricerca di via Vallalta. La zona è la stessa dove vive Mohamed. Il punto rappresenta un altro interrogativo di svolta per gli investigatori. Perché Alice avrebbe mostrato interesse per quella via? L’indagato ha alle sue spalle precedenti per spaccio di stupefacenti e una ipotesi di tentata estorsione. Ad ogni modo, quale sarebbe stato il movente per ridurre una donna in quelle condizioni? A rendere ancora torbida tutta la vicenda anche il giallo del messaggio ricevuto la mattina successiva dal collega Marco.
Al riguardo l’uomo ha dichiarato così: “Mi sono svegliato alle 7 e mi sono accorto della presenza di un messaggio Whatsapp proveniente da Alice e contenente un saluto e diversi smile”. La visualizzazione risale intorno alle 8.30, nonostante il messaggio sia anteriore. Prima di salutarsi Marco aveva chiesto ad Alice di mandargli un messaggino una volta rientrata a casa. Dopo, l’amico si era allontanato proprio perché la giovane “non partiva dal piazzale”. Cosa avrebbe fatto Alice per circa un’ora dietro il locale con il suo carnefice? Altra domanda da un milione di dollari.
Mentre l’avvocato difensore del tunisino prende tempo e dichiara di stare “studiando le carte” con il collega, il marito di Alice Neri dice la sua. Nicholas Negrini spiega come a suo avviso l’incontro tra sua moglie e Mohamed sia stato del tutto casuale.
Poi aggiunge qualche dettaglio in più: “Alice stava attraversando una tappa del suo percorso di psicoterapia che prevedeva il ritorno alla sua giovinezza, che aveva messo da parte con la nascita della nostra bambina. Non era una cosa che vedevo di cattivo occhio – prosegue – sono cose che doveva affrontare per evolvere come persona e cos’ pure per la coppia stessa”. Infine: “La cattura del tunisino è un primo passo verso la verità”.
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