Mario Sconcerti muore a 74 anni. Giornalismo in lutto, cordoglio di addetti ai lavori e appassionati di sport: una vita spesa ad informare.
Mario Sconcerti, per tutti, era il Direttore. Non solo per le testate che ha diretto, tra cui il Corriere dello Sport, ma anche e soprattutto per una professionalità particolare che oggi sarebbe anacronistica per i tempi in cui viviamo. Il giornalista, morto a 74 anni dopo un malore improvviso, apparteneva alla vecchia scuola dell’informazione e ha attraversato varie epoche: non ultima quella di passaggio dalla carta stampata al Web.
Infine, come ultima esperienza, si era dedicato anche al podcasting. Persona poliedrica e ricca di spunti, che metteva puntualmente in ciò che scriveva o definiva. Anche al centro di controversie, ma sempre con la consapevolezza di fare ciò che amava. Non importa se questo poteva dar fastidio a qualcuno: celebre, infatti, per i suoi editoriali al vetriolo. Non ha mai smesso di farli, anche al Corriere della Sera, ma non solo.
Mario Sconcerti morto a 74 anni: simbolo di un’altra informazione
L’esperienza al Secolo XIX lo aveva rinfrancato ridandogli una vitalità che sembrava aver perso. Scettico sul VAR, favorevole alla costruzione dal basso. Professionista poliedrico, ma anche assai provocatorio. Spesso al centro di controversie che gli sono costate anche il posto di lavoro: la diatriba con Sky, le parole poco apprezzate nei confronti di Haaland (per tornare a tempi più recenti) e le frecciatine a Cristiano Ronaldo che hanno caratterizzato il campionato di qualche anno fa.
Sconcerti è sempre stato così: tutto o niente. Se facevi affidamento su di lui, dovevi prendere l’intero pacchetto. Con tutto quello che significava. Figlio di tempi andati e un giornalismo più concreto. Quello dove c’era più sostanza e meno visibilità: dove occorreva sgomitare per guadagnarsi un posto in redazione. Non che oggi sia diverso, ma il Web ha aperto più porte rispetto al passato. Anche se Sconcerti amava spesso dire che la Rete ha complicato le cose aumentando la concorrenza.
Quelle porte che lui in gioventù si è aperto da solo sgomitando, anche per questo definirlo solo per il suo approfondimento sportivo in televisione è assai riduttivo. Meglio le parole di Angelo Giorgetti, collega de La Nazione: “Non giudico Sconcerti Direttore nella tempesta Cecchigoriana, ma Sconcerti giornalista è stato spesso inarrivabile”. Ora il suo tocco arriva fin dove non è più possibile vedere: scriverà in cielo, capoversi che prendono forma, agevolando l’eternità.