Una ragazzina di 13 anni costretta a prostituirsi e a compiere furti: lo scenario è inquietante, così come chi la costringeva a fare tutto questo.
La giovanissima di 13 anni è stata costretta a prostituirsi e rubare, un periodo veramente da incubo dopo la morte dei genitori. Il caso della giovane ha scosso tutti per una serie di dinamiche. Vita non semplice e adesso la novità dopo una incubo e degli anni infernali.
Trascorrere una vita piena di tante rinunce e con la paura di ricevere ulteriori conseguenze da parte di una persona dalla quale difficilmente se lo sarebbe aspettata. Le indagini hanno fatto luce sul caso e arrestato una persona a lei molto vicina.
Ragazzina 13enne costretta a prostituirsi, chi è l’aguzzina
La protagonista è una giovane di 13 anni di origine rom, vittima della nonna che la costringeva a vendere il proprio corpo per trarne vantaggi economici. Aveva perso i suoi genitori e abitava con i fratelli, adesso la nonna è invece dietro le sbarre, in attesa delle decisioni da parte del giudice.
La vicenda risale al 2018 e arriva dal campo nomadi sulla Tiburtina, a Roma. La ragazza sarebbe fuggita per denunciare quanto accaduto, chiedendo aiuto ai carabinieri. Adesso per la ragazzina è arrivata una casa protetta, specialmente dopo quanto raccontato. Sarebbe stata proprio la nonna a portare la giovane sulla strada, così da appartarsi con i clienti giunti appositamente.
La testimonianza
La giovane ha ribadito durante un’audizione protetta quanto accaduto. A riportare la notizia è il Corriere della Sera. “Lei rimaneva nascosta ma la sentivo ridere di me. Quando mi sono rifiutata di rubare o di prostituirmi, c’è andata giù dura con i colpi di bastone. La nonna aveva deciso che mi sarei dovuta sposare con un uomo scelto da lei“, si legge.
Tutto risale al 2018 e a salvarla sarebbe stato il portiere di uno stabile vicino la scuola al quale raccontò tutto. La decisione di parlare con i carabinieri fu una scelta fondamentale per interrompere questo lungo periodo pieno di grandi sofferenze psicofisiche. Adesso per la donna arriva il rinvio a giudizio e l’accusa di maltrattamenti e induzione alla prostituzione minorile. Nel frattempo la donna avrebbe invece respinto le accuse. I fratelli hanno difeso la donna, parlando di un “tentativo di fuga dal campo nomadi“.