La scomparsa di Sinisa Mihajlovic, ha acesso una luce sulla malattia di cui soffriva, la leucemia mieloide acuta, di cui non si conosce molto. Quali sono i sintomi, le terapie e la mortalità di questa terribile patologia.
In questo momento tutto il mondo sta piangendo la scomparsa del grande Sinisa Mihajlovic, giocatore e poi allenatore di calcio amatissimo, scomparso troppo presto, a soli 53 anni, per una leucemia mieloide acuta. Una malattia di cui si conosce ancor molto poco ad alto tasso di recidiva.
È la seconda leucemia più diffusa al mondo, con il 26% di incidenza. In Italia colpisce ogni anni 2100 persona circa all’anno. Il tasso di mortalità è molto alto, su 100 pazienti che vengono colpiti dalla leucemia mieloide acuta, solo 20 hanno un’aspettativa di vita di 5 anni. Ovviamente questi sono dati molto variabili, legati ai singoli pazienti e alla risposta che hanno alle cure e ai progressi che sta facendo la medicina oltre all’età dei pazienti. I sintomi che si manifestano sono molto precoci, così come, purtroppo, la diagnosi, come si legge sul sito dell’Airc (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro).
I sintomi sono non specifici e possono somigliare a quelli di molte altre malattie, e includono la stanchezza, la perdita di appetito, febbre e sudorazione notturna. Altri sintomi compaiono con l’avanzare della malattia, come spossatezza, pallore legato all’anemia, l’aumento di rischio di infezioni dovuti alla riduzione dei globuli bianchi e frequenti sanguinamenti legati alla carenza di piastrine. Tra i sintomi sistemici sono frequenti dolori muscolari e osteo-articolari diffusi, senso di malessere generale e perdita di peso. Inoltre, se la malattia si è diffusa in altri organi, si notano ingrossamento di milza, fegato e linfonodi e, se è stato raggiunto anche il sistema nervoso, possono verificarsi mal di testa e altri segni neurologici.
Anche se non ci sono evidenze scientifiche per l’insorgenza di questo tipo di malattia, ci sono comunque alcuni fattori che possono aumentare il rischio di contrarla. Ad esempio il fumo di sigaretta, l’esposizione ad alcune sostanze chimiche come il benzene e i suoi derivati, utilizzati dall’industria chimica. Anche alcuni trattamenti oncologici, come i farmaci alchilanti e quelli a base di platino utilizzati per la chemioterapia, e le radiazioni usate nella radioterapia.
Ci sono poi, come in altre malattie, dei fattori non modificabili, ovvero dove non c’è modo di poter intervenire. Se ad esempio, smettendo di fumare si può diminuire il rischio, non si può intervenire sul fattore dell’età (oltre 60 anni) o il fatto che colpisce prevalentemente il sesso maschile. In ultimo possono aumentare il rischio anche alcune malattie genetiche come anemia di Fanconi, sindrome di Bloom, atassia-telangiectasia, sindrome di Li-Fraumeni, neurofibromatosi eccetera; alcune anomalie cromosomiche (Sindrome di Down, trisomia del cromosoma 8) e malattie del sangue (disturbi mieloproliferativi cronici e sindrome mielodisplastica).
Se esiste una recidiva familiare, o semplicemente si vuole attuare una forma di prevenzione, il medico con una attenta visita, può precocemente evidenziare i segni iniziali della malattia, come ingrossamento di organi addominali, segni di sanguinamento, lividi o infezioni eccetera. Se si sospetta la patologia, si prosegue con esami ulteriori. Il prelievo di sangue permette di valutare numero e forma delle cellule: la leucemia causa infatti anemia, un basso numero di piastrine e aumento o diminuzione dei globuli bianchi, e l’aspetto delle cellule osservate al microscopio è utile, per togliere gli ultimi dubbi e formulare una diagnosi più precisa.
Se la diagnosi è la leucemia si procede in genere con un ulteriore prelievo di sangue e di midollo osseo che, grazie a test molecolari e citogenetici, consente di caratterizzare in modo più preciso il tipo di leucemia, presenza di mutazioni, anomalie ai cromosomi eccetera.
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