Del caso del medico Giorgio Falcetto ucciso a colpi di accetta nel parcheggio del Policlinico di San Donato Milanese ora parla l’assassino. Benedetto Bifronte, accusato per il delitto, confessa il motivo per il quale avrebbe ammazzato il 76enne
Dal giorno dell’omicidio è rimasto in silenzio davanti al gip Chiara Valori. Oggi, Benedetto Bifronte, accusato di aver ucciso il medico 76enne con un’accetta nel parcheggio del Policlinico di San Donato, parla e rivela al gip che ha convalidato il fermo, la sua motivazione alla base del gesto che è costata la vita al chirurgo in pensione.
L’assassino di Giorgio Falcetto aveva detto che l’incrocio nel parcheggio con il medico era stato casuale. Come riporta La Repubblica, il killer ha specificato i fatti precedenti il delitto: “Mi sono svegliato con un dolore al petto e la pressione alta, ma al pronto soccorso ho trovato troppa coda così sono ritornato nel vialetto d’uscita”.
Lì avrebbe incontrato il medico in pensione Falcetto. Bifronte continua dicendo: “Il dottore due anni fa mi aveva fatto due flebo che mi hanno causato vari e gravi problemi di salute. Mi aveva rovinato la vita”. Il 62enne di origini sicule ha dichiarato di aver chiesto aiuto al medico ma quest’ultimo – nella dichiarazione rilasciata dall’accusato – “Mi ha risposto vai a fare in c…, testa di c…”.
Parla l’assassino del medico ucciso con l’accetta: “Mi aveva rovinato la vita con quella flebo”
Ha parlato al gip Chiara Valori del motivo specifico per cui avrebbe agito uccidendo il medico Giorgio Falcetti. Secondo la versione dei fatti raccontata dall’assassino, l’ex imprenditore edile 62enne Benedetto Bifronte, la vittima l’avrebbe preso a male parole nel parcheggio dell’ospedale dopo che lui gli avrebbe chiesto aiuto.
Dopo il rifiuto del chirurgo, il killer non c’ha visto più. Il 62enne continua, come riporta La Repubblica: “Venivo preso a male parole, testa di c…, figlio di p…, dove stai andando con questa macchina! “. Parole accompagnate, a detta di Bifronte, da uno spintone. “Ho pensato a tutto quello che mi aveva fatto e ho perso la testa. Dopo i colpi con l’accetta diverse persone mi hanno bloccato e mi volevano ammazzare”.
Bifronte non ha svelato eventuali complici durante la fuga, né il motivo per cui girasse con quell’arma a portata di mano. Giudicato pericoloso e incapace di controllare la propria aggressività, il gip Valori ha confermato la condanna per l’uomo accusato di omicidio volontario. Dovrà a scontare la sua pena nel carcere di San Vittore.