Marocco, il calcio abbatte ogni barriera: la compagine dei Leoni dell’Atlante sfiderà la Francia. Non sarà solo una partita.
Quel ballo con la mamma, a riequilibrare tutto. Una traccia di umanità nel mezzo del business. Boufal ringrazia così il Dio del calcio che ha portato il Marocco in semifinale Mondiale facendo arrivare in Qatar un lieto fine inatteso: il successo dei Leoni dell’Atlante è la vittoria di Davide contro Golia. La resa dei giganti contro la forza e il talento comune, ma guai a parlare di improvvisazione.
Il talento dei marocchini non nasce per caso: dal 2009 che la compagine di Walid Regragui investe nel calcio. L’Academy del Re, fondata proprio 13 anni fa, ha portato talenti incredibili alla ribalta. Molti dei quali presenti anche nel campionato italiano: Amrabat è solo uno degli ultimi esempi di come la contaminazione di etnie e tradizioni sia alla base di un calcio più sano, ma anche un atteggiamento più civile.
Marocco, un successo per cambiare la storia dei Mondiali e non solo
A proposito di civiltà: dal successo con il Portogallo, più di 500mila persone in Italia stanno festeggiando. Sono coloro che appartengono alle comunità marocchine presenti nello Stivale che hanno dato vita alle cosiddette seconde generazioni: una vasta proporzione di provenienza meticcia che, però, non dimentica chi ha saputo tendergli una mano. Migrazione cominciata negli anni ’60, poi la crisi petrolifera del 1973 in Marocco ha fatto il resto.
Dal secondo dopoguerra a oggi tante etnie hanno cercato e trovato – nei casi più fortunati – una riqualificazione personale ed emotiva in Italia. Di questo ringraziano anche nella festa odierna: non c’è uno che non si riferisca allo Stivale quando viene inquadrato dalle telecamere dei cronisti. “Vinceremo anche per l’Italia che non c’è – dicono – ma è sempre nei nostri cuori”.
Contro la Francia tra storia e identità
Il successo marocchino in territorio italiano è un calcio, metaforicamente, anche a quei pregiudizi che per troppo tempo hanno regnato nella mentalità comune. I rappresentati del Marocco troppo spesso correlati alla figura di trafficanti, il più delle volte a sproposito, sono cicatrici che segnano. Il Marocco è e resta molto di più.
Lo definisce proprio Boufal, centrocampista dell’Angers, che balla con sua madre. Punto fermo e simbolo di riscatto, quando apparentemente sembrava non esserci più niente. Una lezione dimostrata con tenacia e semplicità. Migliore di qualsiasi oratoria e promessa. Ora c’è il penultimo gradino. La semifinale con la Francia. In Qatar quello che si vedrà non sarà solo calcio. Resta anche una questione territoriale.
In molti la definiscono, anche per quello che è successo fra le due realtà a livello storico, una sfida fratricida: “Partita da dentro o fuori, nessuno può stare a guardare. Occorre schierarsi”, dichiara un tifoso davanti alla telecamera in Qatar. Confronto acceso e per nulla scontato, ma non è solo calcio. Al punto che anche Macron sarà presente alla sfida. Amicizia, storia e rivendicazioni. C’è di tutto, sostanza e consistenza che andranno a finire in mezzo al campo. In attesa del triplice fischio. Comunque vada si festeggerà un po’ ovunque perché Regragui e i suoi hanno reso possibile un sogno che era – e resta – impensabile per molti.