A 15 giorni dalla morte di Davide Rebellin, parla la moglie del campione. Quello della donna è uno sfogo contro tutti coloro che hanno fatto soffrire il suo Davide. “Per difendersi ha dovuto pagare tanti avvocati”- ha detto Francoise.
La vicenda della morte di Davide Rebellin è ancora una ferita aperta. Non potrebbe essere diversamente per Francoise Antonini. La donna che il campione ha sposato in seconde nozze. Francoise ha deciso di rilasciare un’intervista ad Oggi e togliersi più di un sassolino dalla scarpa.
A raccontare la vita del celebre ciclista ucciso da un camionista lo scorso 30 aprile, Antonini fa una certa fatica. L’occasione costituisce però anche un modo per ripercorre momenti di gioia, come quello dell’innamoramento. “Ci incontravamo tutti i giorni in bici – dice . Poi un giorno, io stavo rientrando, lui si è girato, è tornato indietro e mi ha chiesto come mi chiamassi”, ha aggiunto.
Francoice Antonini non si risparmia e snocciola aneddoti ed episodi inediti. “Da quando l’ho conosciuto, ci sono sempre stati problemi, cause avvocati. Tutto era ingiusto. E sottolineo ingiusto”, puntualizza la donna. Il riferimento è all’accusa di doping rivelatasi infondata e seppellita da un’assoluzione; e a quella medaglia d’argento dei Giochi Olimpici mai restituita. “Davide non si arrabbiava mai”, sostiene Francoise. “Solo una volta l’ho visto con le lacrime agli occhi”, prosegue.
Il ciclismo per Davide era la vita, lo era tutti i giorni tranne che a Natale, quando la famiglia veniva prima di tutto, sostiene la vedova Rebellin. Sullo sfondo non mancavano però i problemi economici. Parlando del marito Francoise confessa infatti che “Per difendersi ha dovuto pagare tanti avvocati, ha perso tutto quello che ha avuto e anche di più perché di soldi non ne guadagnava”. Poi l’affondo: “Le squadre lo facevano gareggiare senza pagarlo. Vivevamo con quello che avevamo, lui non aveva una pensione, e io non lavoravo”.
Man mano che la francese va avanti, il ricordo si fa sempre più struggente, così fino ad arrivare agli ultimi attimi di vita di Rebellin. “Il giorno in cui è partito (per tornare in Italia, dato che la coppia viveva a Monaco ndr) sentivo che era molto preoccupato”, confessa Francoise. “Ma ho saputo solo dopo la sua morte che era andato a incontrare i suoi avvocati, perché aveva perso il ricorso nella causa con l’Agenzia delle Entrate. Me l’aveva nascosto”, continua la moglie.
“Nel 2015 aveva vinto il primo grado e pensavamo fosse finita ma non era così. ‘Vedrai ce ci vorrà del tempo, ma vinceremo, abbiamo le prove’ mi ripeteva”. Ed ancora: “Aveva portato i testimoni, tutti vedevano che viveva a Montecarlo, non riusciva a capire perché avesse perso”. Poi la rivelazione: “La mattina in cui è stato investito era andato in banca perché non aveva più soldi sul conto e aveva bisogno di un prestito. Mio marito è stato trattato ingiustamente fino alla fine, anche la sua morte è stata orribile e ingiusta”, ha chiosato, immersa nel suo dolore, Francoise Antonini.
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