Durante il processo per l’omicidio di Carol Maltesi, Davide Fontana accusato per il delitto, ha parlato in aula confessando il movente che lo avrebbe spinto a fare a pezzi la donna
La morte della 26enne Carol Maltesi è avvenuta in modo brutale: sgozzata, colpita con un martello e poi fatta a pezzi dal 40enne Davide Fontana con cui la donna aveva avuto in passato una relazione sentimentale. L’omicidio è avvenuto lo scorso 11 gennaio 2022 in provincia di Milano.
Secondo la ricostruzione dei fatti Carol è stata uccisa durante le riprese di un video sexy girato nell’abitazione di lei a Rescaldina (provincia di Milano). La 26enne italo-olandese era un’attrice hard ma, stando alle ultime rivelazioni, aveva deciso di chiudere con quella vita. Era, infatti, in procinto di trasferirsi in un’altra città e iniziare un nuovo capitolo della sua vita con un altro uomo.
Davide Fontana non accettava quella decisione presa dall’ex e così, inventatosi un falso account sul sito per adulti OnlyFans, dove la vittima lavorava, ha chiesto alla giovane un ultimo video a luci rosse. Poi il dramma. Durante il processo in corso per l’omicidio della 26enne le testimonianze ascoltate sono strazianti. Tra tutti, però, c’è anche l’imputato che parla del delitto commesso.
Davanti i giudici della Corte d’Assise di Busto Arsizio a parlare del brutale femminicidio è il killer, Davide Fontana. Il 40enne è accusato di omicidio volontario pluriaggravato per aver ucciso Carol Maltesi lo scorso 11 gennaio. L’imputato prende parola e confessa in aula: “Sembra che io non provi emozioni ma darei la vita per cancellare quello che ho fatto, se servisse a riportare Carol morirei io stesso”.
Fontana continua: “Non so perché l’ho fatto, volevo suicidarmi”. Ieri l’assassino in aula ha ripercorso le fasi del delitto, il giorno in cui ha commesso l’omicidio e quelli seguenti, quando ha fatto a pezzi la donna mettendo i resti in un congelatore acquistato su Amazon appositamente. Dopo il ritrovamento del corpo di Carol Maltesi, l’imputato ha confessato in aula di aver pensato di rivolgersi ai carabinieri. “Volevo andare e dire che quei resti erano suoi, tornare a casa e suicidarmi. Mi odio per quello che ho fatto”.
Carol Maltesi era anche una mamma di un bambino. Al processo la psicologa infantile che sta seguendo il figlio della vittima 26enne ha spiegato, come riporta il Corriere che “il bambino ha subìto una perdita assurda con cui dovrà confrontarsi per sempre. Il danno psicologico è inestimabile e le ripercussioni non materiali, pur non essendo calcolabili, indicativamente vengono valutate in un milione di euro”. Per ora il minore è protetto dai nonni che fanno di tutto pur di tenerlo lontano dall’orrenda verità ma un giorno verrà a sapere i dettagli raccapriccianti inerenti la morte della mamma e quel giorno sarà una nuova morte.
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