La corruzione dal Qatar al parlamento europeo. Entro le prossime ore gli inquirenti e i magistrati dovranno decidere se confermare o meno il fermo delle 5 persone ufficialmente coinvolte. Tra queste anche la vicepresidente Eva Kaili. Intanto emergono maggiori e inqietanti dettagli sul modus operandi dell’ex eurodeputato Antonio Panzeri e della sua famiglia
Il Paese da mesi nell’occhio del ciclone, la nazione che ospita il mondiale di calcio più discusso della storia, ha cercato, pare riuscendoci, di corrompere il cuore pulsante della politica europea.
E se l’attività investigativa comproverà quello che ad ora riportano le carte dell’inchiesta, saranno stati su tutti, due nomi italiani a fare da ponte al canale della corruzione: l’ex eurodeputato del Partito democratico, Antonio Panzeri. E il suo ex assistente, Francesco Giorgi, attuale compagno della vicepresidente del Parlamento, Eva Kaili. Entro le prossime ore dovranno essere valutate le loro posizioni per decidere verso il rilascio o la convalida in carcere del fermo.
Panzeri e Giorgi, sarebbero stati agganciati da persone del Qatar tra il 2016 e il 2018 e, secondo quanto risulta alle indagini della Polizia belga, avrebbero ricevuto in diverse occasioni denaro, mazzette. Inizialmente per influenzare la loro attività, ricordiamo infatti che Antonio Panzeri era vicepresidente della sottocommissione per i diritti umani del Parlamento Ue. Poi, ritengono i magistrati, avrebbero lavorato anche per espandere la corruzione oltre, in modo particolare all’interno del gruppo dei socialisti europei.
Sempre loro inoltre avrebbero creato il contatto tra il Qatar e Luca Visentini, il segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati, e avrebbero allacciato rapporti con la vice presidente del Parlamento, con cui Francesco Giorgi ha una relazione. Ricordiamo infatti che anche l’europarlamentare è stata fermata, nonostante l’immunità e che durante la perquisizione nella sua abitazione, sono stati trovati centinaia di migliaia di euro. Altro denaro poi sarebbe stato trovato in un trolley che il padre della Kaili era pronto a portare fuori dal Belgio.
500 Mila euro erano stati invece trovati a casa si Antonio Panzeri. Eppure chi indaga è convinto che questi siano solo una parte dei soldi che l’ex eurodeputato abbia avuto o gestito negli anni. Ma perchè il “pressing” corruttivo si sarebbe concentrato soprattutto su di lui? In virtù, come ricordavamo, dei suoi innumerevoli rapporti e contatti. Era Panzeri su tutti ad avere il legame più forte con Luca Visentini, con cui lavorava anche la figlia. Col trascorrere delle ore poi, le carte dell’inchiesta diventano note e ai più e non si esclude che altri tasselli, nomi, situazioni, possano essere tirati in ballo.
La magistratura ad esempio seguirà il filo del denaro, il viaggio delle mazzette. Ci si concentrerà soprattutto sul ruolo definito passepartout della Kaili. Il potere politico della donna avrebbe, o magari ha condotto già, ad operazioni interessanti anche fuori dal contesto qatariota. Ecco perché, al momento, l’indagine è soltanto al grado uno. Fermi e perquisizioni sono scattate solo per una questione di tempi: il mondiale di calcio è agli sgoccioli e complice l’interruzione dei lavori al parlamento europeo in concomitanza della pausa natalizia, il denaro magicamente sarebbe magari potuto sparire.
Come si procederà nelle prossime ore? Ci si baserà sulle intercettazioni e si chiederà conto direttamente a Panzeri e Giorgi del denaro: a chi era destinato? Dove era diretto? Quale era la finalità del tentativo di corruzione? Chi sarebbero stai gli eventuali destinatari? E a proposito di intercettazioni, quelle che coinvolgono direttamente Antonio Panzeri disegnerebbero anche scenari di presunte “combines” tra Bruxelles, Doha e Marocco. Ma il dettaglio, non da poco, che sin qui ha sollevato molta curiosità riguarda, come tutta la famiglia Panzeri (moglie e figlia) fossero fattivamente coinvolte della maxi inchiesta che sta sconvolgendo i palazzi della politica europea.
Ma cosa sono le combines a cui accennavamo poco sopra? Le combines corrisponderebbero ai viaggi e agli affari di lavoro di Antonio Panzeri. A chiamarli così la moglie, Maria Colleoni. Nelle intercettazioni dunque comparirebbe anche lei e la figlia Silvia Panzeri, avvocato di 38 anni. Secondo la magistratura belga moglie e figlia non solo “erano pienamente consapevoli” del giro di soldi e regalìe, ma “partecipavano al trasporto dei regali”.
Le carte dicono che dai quei regali, la moglie di Panzeri fosse convinta di trarre benefici e metterebbero nero su bianco anche un altro aspetto interessante dell’inchiesta: Panzeri si sarebbe occupato delle “influenze politiche“, moglie e figlia – la prima in particolare – pensavano invece a veicolare quello che bisognava smistare. Vacanze comprese: “Non possiamo permetterci una vacanza da 100mila euro come l’anno scorso, e 9mila euro sono troppi”, direbbe la donna parlando col marito.
Sempre stando alle carte, verrebbe fuori in modo abbastanza nitido che la donna volesse essere sempre a conoscenza dei movimenti del marito. In una particolare conversazione la moglie di Panzeri lo invitava a non fare cose senza il suo controllo. Tra le carte di credito usate dalla coppia poi, ce ne sarebbe una una intestata a una terza persona chiamata “The Giant”. Al vaglio degli inquirenti anche una serie di conti correnti, movimentazioni bancarie, spostamenti di denaro. Accennavamo anche al probabile asse col Marocco
Qui entrerebbe in ballo Atmoun Abderrahim, ambasciatore marocchino in Polonia. Alcuni regali e benefit – stando alle carte – sarebbero passati da lui. L’inchiesta però è tutta attualmente nelle mani della procura di Bruxelles. L’Italia ha soltanto eseguito i provvedimenti nei confronti di Maria Colleoni e Silvia Panzeri. La corte d’appello di Brescia ha convalidato il loro arresto e concesso i domiciliari.
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