Stando agli ultimi dati sull’Iva, in Italia si registra una evasione record. Numeri che si attestano ben al di sopra dei 20 miliardi di euro l’anno. La reazione di Bruxelles che ha studiato un piano per recuperare le risorse.
Il mancato incasso dell’Iva a livello europeo è pari a 93 miliardi. I conti sono relativi all’anno 2020. Ma quello che fa riflettere di più è che una parte importante di questa evasione è tutta italiana. Nel Bel Paese la mancata riscossione dell’Iva si aggira sui 26 miliardi di euro.
Le cifre italiane superano quelle francesi con 14 miliardi e quelle tedesche con 11. L’argomento è stato toccato anche dalla manovra per la Legge di Bilancio in formazione, con disposizioni che vanno dal tetto al contante ai pagamenti elettronici.
Iva: l’evasione nei Paesi europei
Peggio dell’Italia hanno fatto Paesi con economie di gran lunga inferiori. Si tratta di Malta che, tra quanto dovuto e quanto versato, ha fatto registrare un rapporto pari al 24,1%. Peggio la Romania con un 35,7%. Tra i membri europei più virtuosi si distinguono due scandinavi: Finlandia (1,3%) e Svezia (2%). Tra gli Stati baltici, l’ Estonia con l’1,8 %. Nel complesso, nell’eurozona, a mancare all’appello sono 93 miliardi di euro, pari al 9,1 % del totale delle entrate Iva. A snocciolare i dati è stata la Commissione europea, che ha pure studiato un meccanismo per recuperare le risorse.
Nonostante la riduzione del gap, probabilmente dovuto ai provvedimenti del governo in periodo di pandemia, per gli eurocrati il mancato incasso di tutta l’Iva rimane una grossa criticità. “Tuttavia, il gap dell’Iva rimane un problema urgente, in un momento in cui i governo hanno bisogno di entrare sostenibili per aiutare a superare l’incertezza economica attuale”, fanno sapere dalla Commissione. Ancora si apprende che “E’ quindi necessaria un’azione urgente per mitigare queste perdite, soprattutto perché le stime suggeriscono che circa un quarto del divario dell’Iva può essere direttamente attribuito al reato di frode dell’imposta”.
Il piano UE per recuperare le risorse perse
Il calo delle entrate è stato riscontrato presso la maggioranza dei Paesi membri Ue. Il motivo principale è stato la pandemia e la diminuzione dei consumi. Per Bruxelles un quarto delle entrati mancanti sono però da imputare alle frodi Iva. “Modernizzare e rendere il sistema dell’Iva dell’Ue più efficiente per le imprese e più resistente alle frodi”, spiega la Commissione. L’obiettivo è raccogliere almeno 18 miliardi di euro in più. Per dare concretezza al progetto si è pensato alla rendicontazione digitale in tempo reale, ovvero alla fatturazione elettronica per le imprese che operano a livello trasfrontaliero in ambito Ue.
Un’altra misura è quella di aggiornare le norme relative all’Iva per le piattaforme di trasporto passeggeri e di alloggio di breve durata. Infine l’introduzione di una registrazione Iva unica in tutta l’Ue. Al riguardo si è espresso il Commissario per l’economia, Paolo Gentiloni: “Gli Attuali obblighi di comunicazione dell’Iva sono obsoleti, frammentari e insufficienti per consentire agli Stati membri di contrastare efficacemente le frodi penali in materia Iva”. Ancora Gentiloni ha aggiunto: “Questo tipo di frode è possibile perché l’attuale dichiarazione iva è semplicemente troppo lenta perché gli Stati membri possano tenere il passo con il commercio intra-Ue ”
La presentazione della strategia di recupero dell’Iva
Alla presentazione della nuova strategia per incrementare gli incassi, il commissario Gentiloni ha confermato la fatturazione elettronica sulle transazioni che porterà fino a 11 miliardi di incassi all’anno. Si stima che così le imprese avranno un risparmio di 4,1 miliardi. Altro aspetto è quello delle piattaforme online, in grado di assicurare 6,6 miliardi l’anno e di migliorare la situazione per taxi e hotel tradizionali. Per quanto riguarda la registrazione unica, e con riferimento alle pmi, il risparmio sarebbe di 8.7 miliardi.
Dal consiglio dell’Ue ci sarebbe anche il placet al tetto del contante a 10 mila euro in tutta la zona euro. Il tetto è presente attualmente in 14 Paesi su 27, con termini differenti tra loro. Si va da un minimo di 550 euro in Grecia a un massimo di 15 mila euro in Slovacchia. Un giro di vite si attende anche per quanto commerciano in metalli e pietre preziose; per gioiellieri, orologiai e orafi. Non sfuggono al varo delle nuove regole neppure gli operatori nel settore delle criptovalute, soprattutto quando dediti in operazioni sopra i mille euro. Per loro anche l’applicazione delle orme antiriciclaggio.