L’eredità della famiglia Agnelli è al centro di una contesa finita in tribunale. Margherita Agnelli de Pahen non si accontenta più e reclama la sua parte dalla madre Marella Caracciolo. Al centro del nuovo processo le 16 società offshore alle Isole Vergini.
Sono sedici le società offshore con sede nelle Isole Vergini che gli analisti ingaggiati da Margherita Agnelli de Pahen hanno scoperto. Molte di queste erano state costituite quando Gianni Agnelli era ancora in vita. Mentre, altre sono state create subito dopo la morte e negli anni successivi.
Quasi tutte sono riconducibili a Marella Caracciolo, madre di Margherita Agnelli de Pahen ed ora finite al centro del nuovo processo civile avviato dalla figlia dell’Avvocato nei confronti dei suoi tre figli, avuti dall’unione con Alan Elkann. A divulgare la notizia è oggi il Fatto Quotidiano. Lo scandalo che sta investendo la famiglia Agnelli non è, dunque, solo quello legato alla Juventus ma ora a far tremare l’impero ereditario degli Agnelli e stravolgere tutte le attuali gerarchie di potere familiare anche la questione del patrimonio estero tenuto nascosto e mai quantificato.
A riconoscere che esistesse un patrimonio estero di Gianni Agnelli, per la prima volta, sono addirittura i legali dei fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, in una memoria depositata il 20 luglio 2020 al Tribunale di Torino. Dalla deposizione, lo scorso 6 ottobre è iniziato il nuovo processo civile intentato da Margherita Agnelli verso i tre figli Elkann.
Famiglia Agnelli, bufera sulle 16 società offshore: soldi anche in conti svizzeri
La signora Margherita Agnelli de Pahlen nel nuovo processo civile ai tre figli non chiede più il “rendiconto” dell’eredità del padre Gianni Agnelli. Al centro, questa volta, c’è l’eredità della madre Marella Caracciolo di Castagneto, deceduta nel 2019. Se i giudici dovessero dare ragione a Margherita Agnelli, tutta l’eredità in possesso della madre Marella la quale aveva donato ancora in vita ai suoi tre nipoti Elkann, dovrà essere ripartita.
Margherita Agnelli avrebbe così una quota legittima del 50%. Questo vorrebbe significare che John Elkann non avrebbe più il controllo della società Dicembre (60%), che gli consente, come riporta il Fatto Quotidiano, la maggioranza nell’accomandita di famiglia e, attraverso di essa, anche dell’impero di Exor, valutato tra i 30 e i 40 miliardi di euro. Le ragioni impugnate dalla figlia dell’Avvocato è che il patrimonio familiare le fu occultato e fu trasferito nella disponibilità della madre. Una delle prove sono, per l’appunto, le 16 società offshore. Tra tutte, solo per undici di queste è stato possibile identificarne il nome e la data di costituzione (1998). Alcune sono in lingua inglese, altre in spagnolo ma tutte sono riconducibili a membri della famiglia Agnelli.
Inoltre, dopo l’accordo “transattivo” del 2004, sul conto svizzero di Silkestone vennero trasferiti alla figlia, 109 milioni di euro come parte della sua liquidazione. Alla domanda della signora De Pahel su chi avesse ordinato quel pagamento la risposta della banca fu: “Il titolare del conto ci consiglia di non rispondere a questa domanda”. Infine, gli avvocati dei nipoti Elkann in una nota ammettono l’esistenza delle 16 società sostenendo che l’esistenza del patrimonio estero non sarebbe una scoperta straordinario come vorrebbe far credere la signora Agnelli De Pahel ma solo un patrimonio che non era stato dichiarato al fisco italiano.