Dopo il rapporto di una ong che ha riferito di una rete di centri di polizia cinesi in diversi Paesi, 11 ospitati dall’Italia, è arrivata la risposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
Il ministro ha parlato in occasione del question time alla Camera. Dura replica da parte dell’opposizione che chiede chiarezza sulla vicenda.
“È fondamentale che il Governo faccia al più presto chiarezza sull’esistenza in Italia di stazioni di polizia clandestine che sarebbero state aperte in diverse città d’Italia dalla Repubblica Popolare Cinese, a Milano, Roma, Bolzano, Venezia, Firenze e Prato. Il quadro descritto dal rapporto presentato dalla ONG spagnola Safeguard defenders ha dei contorni inquietanti, perché questi uffici sarebbero stati utilizzati per identificare i dissidenti del regime di Pechino e a rimpatriarli forzatamente in Cina” ha detto il deputato e presidente di Più Europa Riccardo Magi in replica al Ministro dell’Interno Piantedosi durante il question time alla Camera.
“Non convince la spiegazione ufficiale secondo la quale queste strutture sarebbero di supporto ai cittadini cinesi per pratiche amministrative, esistendo già gli uffici consolari regolarmente accreditati“, ha aggiunto il deputato.
Piantedosi sulla polizia cinese fuori legge: “non risulta alcuna autorizzazione all’attività”
Poco prima il ministro dell’Interno Piantedosi aveva parlato sulla vicenda confermando che non ci sarebbe stata nessuna autorizzazione alla creazione di polizia cinese sul territorio italiano.
“Presso il Dipartimento della pubblica sicurezza non risulta alcuna autorizzazione in ordine all’attività” di centri cinesi per il disbrigo di pratiche in Italia e “assicuro che le forze di polizia, insieme all’intelligence, attueranno un monitoraggio con la massima attenzione, io lo seguirò personalmente e non escludo provvedimenti sanzionatori in caso di illegalità riscontrate“, ha affermato il ministro rispondendo al question time alla Camera.
Questa vicenda, ha premesso il ministro, “non ha alcuna attinenza con gli accordi di cooperazione di polizia ed i pattugliamenti congiunti tra Italia e Cina che si sono svolti dal 2016 al 2019“. “Riguardo all’apertura a Prato di una presunta stazione di polizia cinese – ha riferito Piantedosi – la polizia ha immediatamente avviato accertamenti, dai quali è emerso che lo scorso marzo un’associazione culturale cinese ha aperto una sorta di sportello per il disbrigo di pratiche amministrative rivolto ai connazionali in Italia, nonchè un servizio per il rinnovo di patenti cinesi e per le successioni. Ad oggi risulta che il centro non fornisca più questi servizi verso i quali c’è stato peraltro uno scarso interesse, essendo pervenute solo 4 richieste“.
“Il 16 novembre – ha proseguito il titolare del Viminale – presso il Dipartimento di pubblica sicurezza si è svolto un incontro con l’ufficiale di collegamento della Repubblica cinese che ha confermato quanto dichiarato dai responsabili dell’associazione. In ogni caso – ha aggiunto – la Digos ha informata l’autorità giudiziaria degli elementi acquisiti“.
Saranno fatti, ha detto ancora il ministro, “approfondimenti su altre città. Al momento non risultano casi analoghi a quello di Prato a Firenze, Roma, Venezia e Bolzano. Solo a Milano c’è un’associazione che svolge attività di disbrigo pratiche amministrative e sono in corso approfondimenti“.