Fa discutere l’appello lanciato su TikTok dal cantante Potes. L’accaduto accende i riflettori su tutta una generazione di giovani che, malgrado l’interattività, si ritrova povera di relazioni sociali.
L’artista barese Potes si è reso autore di una proposta social diventata virale: “Qualcuno vuole uscire con me? Sono solo”. L’appello ha fatto in men che non si dica il giro del web e sorpreso moltissimi utenti della rete. Oltre 300 mila le visualizzazioni riscontrate e 25 mila like. Innumerevoli anche i commenti.
Al di là del gesto in sé, quanto successo è destinato ad aprire una analisi sociologica per spiegare come sia possibile che dei giovani siano privi di relazioni sociali. In proposito si è coniata l’espressione di ‘solitudine della generazione Z’, ovvero di tutti i nati tra il 1997 e il 2012.
L’appello di Potes su TikTok
Nel video postato su TikTok Potes descrive la sua solitudine, che a 18 anni dovrebbe perlomeno essere insolita. “Un giorno a settimana in cui esco – scrive il cantante – decido si andare a Bari e ci sto andando da solo perché non ho amici con cui uscire. Sentire mi madre che dice ‘Posso venire io così non esci da solo’, è un altro tipo di dolore”, aggiunge Potes. A seguito della visione del video non si sono fatte attendere le reazioni degli utenti. Sul profilo dell’artista sono piovuti più di 800 commenti dei fan e non solo.
La reazione social degli utenti
“Andiamo insieme? Anche io non ho nessuno con cui andare in giro”, scrive una utente. E poi un altro: “Ormai preferisco fare tutto da solo, mi sono abituato a stare bene così”. Malgrado l’interattività dei giovani agevolata da pc e smartphone, l’avvicendarsi dei messaggi sulla pagina di Potes svela uno spaccato molto più deprimente sulla generazione Z.
“Perché siamo tutto così soli?”, riflette al riguardo Francesco. Il post del cantante barese dà il là allo sfogo di tantissimi giovani ma anche alla presa di coscienza sulla loro solitudine. Così il profilo TikTok del vip ancora in erba diventa una lavagna su cui raccontare il proprio dramma. Una condizione di disagio che fa a pugni con l’età di coloro che la descrivono e che ristabilisce la verità sul fatto che gli “amici” delle rete non siano i veri amici della vita.