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Caso Juve e Decreto salva calcio, Abodi a gamba tesa: “Momento della chiarezza e della responsabilità”

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Alessandro Artuso

L’inchiesta sulla Juve va di pari passo con l’analisi sul Decreto salva calcio: la posizione del ministro Abodi è chiara. Cosa sta accadendo. 

Andrea Abodi è il ministro dello Sport che ha parlato di tutto quello che sta avvenendo con la vicenda Juventus e il nuovo Decreto salva calcio. La situazione è delicata e adesso non si escludono anche novità che sanno di terremoto per tutto il mondo del pallone italiano.

Caso Juve e Decreto salva calcio, il ministro Abodi non ha dubbi: “Momento della chiarezza e della responsabilità”

La Serie A è ferma per i Mondiali di Qatar 2022 e la vicenda mostra una questione ancora tutta da accertare e definire. Adesso è arrivato il momento di accertare quanto accaduto e chiarire la vicenda, a prescindere dalle decisioni. Abodi ha parlato al termine del questione time tenuto alla Camera, con tanto di analisi sulle vicende bianconere.

Inchiesta Juve e Decreto salva calcio, la posizione del ministro Abodi

Il ministro è fermamente contrario ad alcune scelte e crede “che ora sia il momento della chiarezza e della responsabilità“. Nessuna presa di posizione ufficiale, Abodi attende di capire le novità. “Non sono certo io a dire chi è colpevole e chi no“, commenta il responsabile del ministero dello Sport.

Inchiesta Juve e Decreto salva calcio, la posizione del ministro Abodi

Abodi ripercorre alcune vicende discusse durante un colloquio con i giornalisti. “La cosa bella dello sport è che si può morire e rinascere. È successo a tante squadre, il Napoli, il Palermo e alla Juventus stessa che è andata in Serie B“, ribadisce Abodi. Un’analisi che parte da lontano e si sofferma sulla possibilità di rateizzare le tasse dei club di Serie A da saldare entro il 22 dicembre 2022. I pagamenti erano infatti stati sospesi per due anni dalla pandemia.

I debiti della società

Il ministro si è detto allo stesso tempo contrario per la dilazione dei debiti contratti dal sistema calcio. “Siamo contrari alle norme ad hoc per le società sportive, in particolare per quelle della Serie A. Si tratta di società che rientrano nel novero delle imprese. Non ci sono le condizioni per mettere a disposizione strumenti esclusivi, l’opinione pubblica non capirebbe“, commenta il ministro dello Sport.

Parole precise che mettono la parola fine ad una questione al centro di grandi polemiche, specialmente negli ultimi tempi durante i quali l’inchiesta sulla Juve rischia di aprire una nuova voragine all’interno del sistema.

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