John Elkann, l’amministratore delegato di Exorr, holding proprietaria della Juventus, non è indagato dalla procura di Torino titolare dell’inchiesta Prisma che vede il club bianconero e i suoi dirigenti al centro delle carte processuali. Il suo nome però appare spesso nelle carte processuali.
Secondo le indagini, Elkann sarebbe stato pienamente a conoscenza delle dinamiche finanziarie all’interno della società. Proprio Elkann, dopo il terremoto causato dalle dimissioni in blocco del Cda bianconero, ha escluso un aumento di capitale dell club.
“Juventus non ha bisogno di nuovo capitale“, ha detto l’amministratore delegato di Exorr John Elkann qualche giorno fa rispondendo alle domande degli analisti finanziari. “La situazione è molto chiara – ha aggiunto – così come la direzione verso cui proseguire“. “Juventus – ha sottolineato – avrà un nuovo consiglio di amministrazione presieduto da un professionista di qualità come Gianluca Ferrero, un valido direttore generale e un allenatore molto forte“, ha continuato Elkann.
“Il calcio – ha spiegato – è un settore di valore e pensiamo che con gli ingredienti che ha Juventus abbia la capacità di diventare una società di valore ancora maggiore rispetto a quello che ha oggi“, ha concluso il presidente di Exorr.
Inchiesta Juventus, Elkann non indagato ma il suo nome è più volte presente nelle intercettazioni
E il nome di Elkann è più volte presente nelle carte di indagine, anche se il dirigente non è indagato dalla procura di Torino. Secondo i magistrati sarebbe stato consapevole delle problematiche finanziarie del club bianconero.
Per i pm, Elkann “appare pienamente a conoscenza delle problematiche finanziare e soprattutto delle cosiddette ‘manovra correttive'”, come riporta il Messaggero. Operazioni che però per gli investigatori della Guardia di Finanza sono “manovre illecite… studiate al fine di ‘alleggerire’ i bilanci e consentire la permanenza sul mercato della Juventus, senza perdere i ‘pezzi pregiati'”.
Gli inquirenti sono sicuri che le “manovre correttive” siano state aplificate nel corso dello stop dei campionati a causa della pandemia di Covid, “finalizzate a gonfiare i ricavi e rinviare la rilevazione di debiti già maturati“. Operazioni come le “plusvalenze ‘artificiali'” che secondo gli inquirenti “sono il frutto di una precisa pianificazione, voluta da management e necessaria per non rinunciare agli assets principali della società, cioè i giocatori di maggior rilievo, tra cui Cristiano Ronaldo”.
A confermare che si tratterebbero di pratiche di routine è anche l’ex responsabile dell’area sportiva Fabio Paratici: “Perché non è che Paratici faceva le plusvalenze perché c’aveva voglia di fare plusvalenze, ma perché qualcuno gli diceva di farle”. Per la procura un “contesto criminale di allarmante gravità» e una «pronunciata capacità delinquenziale”. Proprio Elkann, in una intercettazione che compare nelle carte dell’inchiesta, parlando con il cugino Andrea Agnelli sulle operazioni del reparto sportivo della società affermava: “Sì, però come ricordi, tu avevi detto che alla fine c’è stato, da parte della direzione sportiva, si sono allargati. Ci sono tutta un serie di operazioni che loro hanno fatto” diceva.