La battaglia su bancomat e pos. Si combatte ormai da giorni, dopo che il governo ha deciso di eliminare l’obbligo dei pagamenti in contanti, attualmente in vigore, fino a 60 euro. Mentre l’Europa e la Corte dei Conti sono contrari alla misura, che favorisce l’economa sommersa e i pagamenti in nero, i commercianti sono super contenti.
Le diverse associazioni dei commercianti in queste settimane stanno caldeggiando la proposta del governo contenuta nella nuova manovra finanziaria. La nuova norma sospende l’obbligo dei commercianti ad accettare i pagamenti con il Pos anche per 1,10, costo di un caffè. Se dovesse passare il testo, sotto i 60 euro gli esercenti potranno rifiutare il pagamento con moneta digitale, pretendendo i contanti.
Ed è scoppiata la polemica, non solo tra i partiti ma anche tra gli stessi cittadini. Che ormai usano i così detti plastic money per qualunque cosa. Secondo uno studio realizzato dal Politecnico di Milano, infatti, i pagamenti con carta e bancomat si attestano sui 400 miliardi. E potrebbero superare il 40% del totale speso dagli italiani. Sui social, molti stanno alimentando la polemica sfidando i commercianti e minacciando di lasciare l’acquisto sul bancone, in caso di richiesta inderogabile di contanti.
Dal canto loro, i commercianti stanno motivando a gran voce la loro scelta di non accettare carte e bancomat attribuendo tutta la colpa alle commissioni bancarie. La voce univoca che si leva dal settore del commercio ci dice che le commissioni sono troppo alte e che sotto una certa cifra, il costo della commissione bancaria supera quello della spesa effettuata. Ma è davvero così? Proviamo a vedere, facendo una indagine reale dei costi.
Per un’analisi dettagliata, è necessario partire dal costo dello strumento, cioè del Pos stesso, che può essere affittato o comprato. Secondo Global data, il costo medio in Italia è dello 0,7%. Meno che in Gran Bretagna, dove è 0,8% e molto meno che in Germania, dove è 1,4%. Ma è più costoso che in Spagna o Francia. I contratti, però, cambiano anche in base al volume degli affari. Secondo Pagamenti digitali.it, gli esercenti che non superano i 200mila euro annui di fatturato tramite POS con Visa Mastercard e PagoBANCOMAT per pagamenti inferiori o uguali a 10 euro ottengono la restituzione dell’importo delle commissioni.
Per 12mila euro di transato annuo, quindi 1.000 euro al mese, la soluzione più economica è My POS cordless: il costo stimato per il primo anno di 183 euro (144 gli anni successivi) comprende l’installazione e l’acquisto del dispositivo, una carta di debito e il tasso di commissione carte consumer e commerciali dell’1,2%. I circuiti accettati sono Visa, Mastercard, Maestro, VPay, UPI, JCB cui si aggiungono ApplePay, GPay, AliPay e We Chat.
Segue la soluzione Start per POS fissi o cordless della Banca Monte dei Paschi di Siena, dal costo stimato di 277 euro per il primo anno. Che diventano 210 gli anni successivi. Molte banche, poi, hanno attivato politiche personalizzare. Unicredit ha sospeso le commissioni fino a 10 euro, per chi fattura meno di 5 milioni. Intesa San Paolo ha da poco annunciato che non si pagheranno per tutto il 2023 fino a 15 euro, il circuito Bancomat fino a 5. Sulle commissioni per l’incasso con carte esiste un credito d’imposta al 30% per chi fattura fino a 400mila euro.
Sembra complicato, soprattutto per chi non è del mestiere e non mastica i numeri, ma in realtà è tutto abbastanza chiaro. E anche le cifre non sono quelle che dichiarano i commercianti. Sicuramente la richiesta di azzeramento delle commissioni sotto una certa cifra è legittima e giustificata, ma si tratta di una questione tra categoria e banca, che non dovrebbe ricadere sugli acquirenti. In più, quando i commercianti dicono di preferire i contanti perché “costano di meno”, non considerano la realtà.
A dirlo e Banca d’Italia. “Il contante può essere percepito quale mezzo di pagamento più economico se commisurato alla singola transazione (0,19 euro). Ma in percentuale del valore della transazione, il costo privato del contante (1,10%) risulta il più elevato a causa dei maggiori oneri, non immediatamente visibili. Pesano furti, trasporto valori, assicurazioni, gli errori materiali nel dare il resto, o riconciliare la giacenza nel cassetto con gli scontrini”. “Pertanto – spiega ancora Banca d’Italia – il costo annuo complessivo per gli esercenti nell’ordine di 3,8 miliardi di euro, su un totale per il nostro sistema economico di 7,4 miliardi. Valore 4 volte superiore a quello delle carte di pagamento”.
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