Sul Pnrr il governo sembra nel caos. Se da un lato ci sono ministri che chiedono a gran voce di modificare il piano, in primis il vicepremier Matteo Salvini, dall’altro c’è Giorgetti. In questi giorni il ministro dell’economia sta facendo da vigile del fuoco per placare i nervi di Meloni da un lato e della Commissione Ue dall’altro. Bruxelles ha ribadito ancora una volta che i soldi del terzo assegno arriveranno solo a determinate condizioni. A Free.it Andrea Roventini, economista e docente alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
“Abbiamo finora raggiunto tutti gli obiettivi previsti”. Lo ha detto il ministro Giancarlo Giorgetti. “Ciò ci ha permesso di ottenere 42 miliardi, oltre al prefinanziamento di 24 miliardi del 2021. Ora stiamo lavorando intensamente per conseguire i 55 obiettivi del secondo semestre 2022, per poter presentare a Bruxelles la terza richiesta di pagamento entro la fine di dicembre”. Ma quali sono i veri problemi di questo piano? Cosa succederebbe se perdessimo i soldi?
Cosa pensa di quanto sta accadendo sul Pnrr?
“Potrebbero esserci dei problemi perché quanto è stato pensato il Pnrr non c’era la guerra in Ucraina e questo ha portato un rialzo dell’inflazione e ad una crisi economica. E questo potrebbe avere avuto un impatto su alcuni progetti. Il vero problema è che la situazione attuale viene utlizzata in maniera strumentale per cercare di cambiare il Pnrrr. Sarebbe utile per gli italiani e per la Commissione Europea che il governa facesse delle proposte concrete legate alla crisi ucraina se davvero volesse modificarlo.
Non ha senso parlare di modificare il Pnrr se non si sa come cambiarlo o se si vuole farlo per fini puramente politci. Esempi di proposte concrete sarebbero un’accelerazione degli investimenti in energie rinnovabile per decarbonizzare l’economia. In questo modo sarebbero risorse spese per un obiettivoi del Pnrr che permetterebbero di ridurre la nostra dipendenza energetica, soddisfacendo così un altro requisito richiesto dall’Ue.
In questo caso, se ci fosse un piano dettagliato di questo, forse la Commissione potrebbe consideralo. Però non sono analisi che non vanno fatte sui giornali, ma discussioni con piani precisi a Bruxelles. Purtroppo, credo che questo governo cerchi solo un effetto mediatico che distragga dai veri problemi del Paese”.
Se davvero si rischiasse di perdere questi miliardi sarebbe dannoso?
“Sarebbe una catastrofe, perché il Pnrr è per l’Italia l’ultima occasione per rilanciare la crescita economica e la produttività. Già abbiamo parzialmente sprecato l’occasione, perché avremmo potuto scrivere un piano più incisivo invece di distribuire a pioggia centinaia di milioni alle imprese attraverso sussidi per la digitalizzazione e il super bonus sul 110%. Se adesso si vuole rinegoziare il Pnrr a mezzo stampa o tweet il rischio di fallire è alto. Anche perché ci troviamo in un quadro macroeconomico fortemente deteriorato.
Secondo lei quanto incide il fatto che in Italia manca un piano industriale serio?
“Incide tantissimo: è evidente nel nostro Pnrr, limitandone così la portata . Non avendo, infatti, un’idea di politica industriale non abbiamo puntato a suffcienza sullo sviluppo e l’investimento in determinate tecnologie come solare, eolico, batterie, acciaio verde con l’idrogeno. Non avendo nessuna idea di questo tipo, si è preferito andare su sussidi a pioggia alle imprese.
Ovviamente queste risorse hanno un impatto sull’economia, ma non così grande quanto avrebbe potuto essere con un piano industriale alle spalle. In particolare, non hanno un impatto trasformativo in grado di portare a un miglioramento della nostra economia che ci permetterebbe di posizionarci in settori e produzioni ad alto valore aggiunto. Per questo dico che stiamo sprecando un’occasione”.
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