Sviluppi sulle indagini che riguardano la morte di Davide Rebellin. Il ciclista è stato ucciso da un camion in corsa mentre si allenava in sella alla sua bicicletta. Il conducente del mezzo pesante ha omesso di prestargli soccorso. Sarebbe stato individuato dagli investigatori.
Continuano le indagini per trovare l’uomo che ha ucciso Davide Rebellin, il campione di ciclismo lo scorso 30 novembre. L’atleta si era ritirato dalle corse appena un mese fa. La ricostruzione dell’incidente ha rilevato che la morte è avvenuta dopo che il mezzo pesante ha travolto Rebellin all’uscita da uno svincolo autostradale.
Il conducente del tir non si è tuttavia fermato a prestare soccorso, tanto più che ha destato qualche sospetto il fatto se si sia o meno accorto dell’accaduto. La disgrazia si è consumata a Montebello Vicentino, in prossimità del ristorante “La Padana”.
Purtroppo non vi erano collocate in zona telecamere in grado di riprendere l’impatto a seguito del quale è morto Davide Rebellin. Si è pertanto virato sulle altre presenti in prossimità. Sull’episodio stanno indagando i carabinieri, che hanno prontamente acquisito le immagini delle telecamere di zona. In più ci sarebbero delle riprese su due camion che hanno avuto accesso all’area di sosta nelle stesse ore dell’incidente.
I sospetti si sono concentrati su uno di loro. Un mezzo pesante con targa straniera, forse tedesca. Il veicolo ha sostato per 4 minuti circa. Si è potuto notare che il conducente non ha messo piede a terra e che è ripartito imboccando in senso inverso la direzione da dove era venuto pochi attimi prima.
I militari dell’Arma si stanno muovendo cercando di rintracciare la targa straniera del mezzo che potrebbe aver travolto Rebellin. Trascorse 24 ore dalla disgrazia, è pure possibile che il veicolo possa aver lasciato l’Italia. Dalle ricostruzioni sempre più attendibili, il camion avrebbe agganciato il ciclista appena uscendo dalla rotatoria, nell’intento di entrare nel parcheggio. Non è un caso che nel piazzale dei tir sia stata ritrovata una chiazza di sangue. La bicicletta è stata invece rinvenuta 30 metri più in là e riconosciuta dal fratello della vittima. Gli inquirenti hanno aperto un fascicolo contro ignoti con l’accusa di omicidio stradale.
Parlando della tragedia, Carlo Rebellin ha ripercorso la vicenda al Corriere del Veneto: “Mi ha telefonato mio cugino, dicendo che in un paese giravano strane voci su un incidente: Davide qui lo conoscono tutti ed evidentemente qualcuno lo aveva notato”. Ancora il fratello ha aggiunto: “Ho provato a telefonargli ma lui non rispondeva. Ero preoccupato, ho chiamato i carabinieri e poi sono corso qui. Quando sono arrivato il corpo era a terra, coperto. Non me lo facevano vedere – ha proseguito. C’era, però, la sua bici: anche se è completamente distrutta, l’ho riconosciuta subito”.
Infine la rivelazione: “Mi aveva chiesto di andare con lui ma, per un imprevisto, ho dovuto rinunciare”. Riguardo alla dinamica dell’incidente, Carlo Rebellin ha sostenuto di non credere affatto ad una possibile distrazione del conducente tanto da “non accorgersi di aver investito un ciclista”.
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