Continua la strage degli innocenti in Iran. Il regime degli Ayatollah si macchia del sangue di un’altra giovane. Una 16enne muore massacrata per aver indossato un cappello al posto del velo. Ecco cosa è successo.
L’episodio sarebbe accaduto nella città di Shiraz, a sud del paese, nota per essere il luogo dove è stata scattata la foto del “bacio rivoluzionario”. Un ragazzo e una ragazza che si baciano in mezzo al traffico contravvenendo alla legge islamica.
Secondo le ricostruzioni la polizia avrebbe caricato Manah Hashemi durante una manifestazione il 24 novembre scorso. L’adolescente è l’ennesima vittima del regime teocratico di Teheran. Il racconto è stato diffuso dagli Stati Uniti, dall’attivista iraniana Masih Alinejad. Dallo scorso 16 settembre l’Iran è teatro di scontri e manifestazioni contro le autorità a seguito della morte di Mahsa Amini. La giovane di origine curda accusata di aver infranto il regolamento sull’abbigliamento femminile.
La dinamica della tragedia
Durante una manifestazione, il 24 novembre 2022, la giovane Mahah sarebbe stata presa di mira dalla polizia del regime e massacrata ferocemente. La vittima partecipava al dissenso popolare munita di un cappellino da basket e senza velo, al quale aveva rinunciato da tempo. “E’ stata selvaggiamente uccisa a manganelli dal regime islamista mentre protestava a Shiraz”, commenta Alinejad. Ulteriori dettagli l’attivista in “esilio” li fornisce sottolineando che è stato “persino chiesto un riscatto alla sua famiglia per restituire il suo cadavere”.
Il regime si sta macchiando di torture, arresti e violenze di ogni tipo, ignorando il rispetto per i diritti civili e le libertà politiche fondamentali. Intanto si è allungato l’elenco delle vittime. Recentemente è morto anche Reza Kazemi, ucciso a colpi di armi da fuoco a Kamiyaran. Invece Arshiya Imamqolizadeh Alamdari è stato arrestato per aver buttato a terra il turbante di un mullah come forma di protesta. Ma in realtà le vittime sarebbero molte di più. Al riguardo si parla di oltre 400 persone, tra cui 60 minorenni.
Le proteste internazionali e il silenzio del governo iraniano
L’Unicef ha condannato ciò che sta avvenendo in Iran e soprattutto “tutte le violenze contro i bambini” attualmente esercitate. Secondo una stima almeno 50 bambini sarebbero stati uccisi. Mentre complessivamente le vittime ammonterebbero a 450. Ma non solo: “l’Unicef rimane inoltre profondamente preoccupato per le continue incursioni e perquisizioni condotte in alcune scuole”. Poi la sottolineatura dell’agenzia per l’infanzia: “Le scuole devono sempre essere luoghi sicuri per i bambini. L’Unicef ha comunicato direttamente la propria preoccupazione alle autorità iraniane da quando si sono verificati i primi casi di vittime tra i bambini in risposta alle proteste”.
Lascia sgomenti il silenzio sulle violenze da parte delle autorità del regime. Il governo di Teheran non ha neppure diffuso dati e informazioni sul numero dei morti e ha sempre disconosciuto quelli circolanti e pubblicati da altre realtà indipendenti. Molte organizzazioni umanitarie parlano di circa 15 mila arresti. Un timido segnale si è però ravvisato ieri. Il capo delle forze aereospaziali delle Guardie Rivoluzionarie, Ali Hajizadeh, ha ammesso che le vittime “sono più di 300”, di cui almeno 60 poliziotti.