In un’intervista rilasciata in esclusiva al quotidiano La Repubblica, il ministro degli Affari Europei Raffaele Fitto, spaventa il Governo Meloni “Il Pnrr non può essere un dogma”
Mentre la manovra di Bilancio approda in Parlamento e il governo teme il fuoco delle opposizioni, ma anche quello amico, e la premier Giorgia Meloni dalle colonne del Corriere della Sera si affretta a rassicurare che il progetto di questo esecutivo andrà avanti per i prossimi 5 anni e che la stessa manovra non verrà stravolta, ecco che un’intervista rilasciata in esclusiva al quotidiano La Repubblica dal ministro degli Affari Europei Raffaele Fitto, getta sulla maggioranza che governa nuove preoccupazioni.
Tema? I fondi del Pnrr. “Il Pnrr non può essere un dogma”, lancia il monito il ministro Fitto, che poi spiega meglio “La spesa prevista al 31 dicembre credo non arrivi neanche ai 22 miliardi, stiamo osservando i dati precisi e temo proprio che i soldi non siano quelli: quindi c’è una criticità che va posta, che è quella della capacità di spesa“. Il riferimento secondo il titolare del dicastero degli Affari Europei, è all’ultima quota fissata a settembre, ovvero quando i governi precedenti erano passati da 42 a 33 miliardi.
Secondo la spiegazione fornita dal ministro, norme e obiettivi cartacei procedono in maniera spedita e secondo step prefissati. Ma col trascorre degli anni, si stringono i tempi per poter utilizzare le risorse. La conseguenza che viene fuori è che i progetti vadano riformulati. Poi ci sarebbe un’altra preoccupazione in seno al governo: sui 55 obiettivi con scadenza prossimo dicembre, 30 di questi viaggerebbero in ritardo.
La domanda delle domande, posta da Repubblica e alla quale Fitto non vuole dare una unica risposta sulla quale titolare e che crei sensazionalismo o allarmismo , è se verranno poste delle modifiche o effettuati tagli su opere che ad oggi sembrano irrealizzabili. Ecco come il numero uno degli Affari Europei, prova ad articolare le sue spiegazioni: “Ci sono 120 miliardi di opere pubbliche, sui 230 totali, e c’è un aumento delle materie prime del 35 per cento, quindi è facile la risposta al quesito”. Il ministro Fitto propende dunque per la tesi della implementazione del Pnrr e dell’armonizzazione con i fondi del Piano di Coesione.
Altro nodo affrontato dal ministro Fitto sul Pnrr che andrebbe sciolto: l’infrastrutturazione energetica. L’Italia non può, ad oggi, utilizzare ulteriori risorse a debito, quindi il nostro Paese deve avere una sua proposta autonoma, proposta che va anche approvata. Ce lo impone l’Europa. Già al tavolo coi relatori con i vertici di Svimez, ovvero l’Associazione dell’industria per il Mezzogiorno, il ministro era stato chiaro sulla necessità di “abbattere steccati e cancellare dogmi”.
Il perchè è presto chiarito dallo stesso Fitto “l Pnrr è stato raccontato, scelto, determinato subito dopo la fase acuta della pandemia, prima dello scoppio della guerra”. Quindi occorrerebbe ragionare e muoversi sulla base dei cambiamenti in atto, sul contesto drammatico che non solo l’Italia sta vivendo: guerra e inflazione. E chiude Fitto con un altro monito preciso “Non sappiamo a quali altri cigni neri andremo incontro”.
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