Qatar 2022, portavoce Onu a Free.it | “Arabia Saudita brilla per condanne a morte”

Nessuno può ancora crede che al Mondiale in Qatar l’Argentina abbia perso la partita contro l’Arabia Saudita, eppure è successo. E nel Paese ancora si festeggia, in attesa di incontrare il Messico mercoledì 30. Ma c’è un motivo molto più serio per cui il regno è sotto gli occhi dei riflettori e non ha a che fare con il pallone. Il governo di Riyad, infatti, ha ripreso a condannare a morte persone incarcerare. Ed è sotto controllo da parte dei funzionari dell’Onu. Al quotidiano online Free.it un portavoce dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.

L’Arabia Saudita è uno di quei Paesi in cui è ancora in vigore la pena di morte. E spesso le condanne avvengono pubblicamente, in massa. L’ultima esecuzione risale al 13 marzo, quando hanno ucciso contemporaneamente 81 persone. In totale, finora, l’Arabia Saudita ha ucciso 92 persone.

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Mondiali Qatar, Portavoce Onu a Free.it “Arabia Saudita non brilla per sport ma per condanne a morte

Che cosa sta succedendo in Arabia Saudita, al di là dello scintillio dei mondiali di calcio?

“L’Arabia Saudita sta partecipando ai mondiali di calcio come se niente fosse. Ha vinto e ha dedicato una giornata di festa nazionale ai gicoatori. Ma intanto nel Paese avvengono quotidiane violazioni dei diritti umani. Basti pensare che nelle ultime due settimane quasi ogni giorno è stata eseguita una esecuzione capitale. L’Arabia Saudita sta condannando a morte persone, dopo che le autorità hanno posto fine a una moratoria non ufficiale di 21 mesi sull’uso della pena di morte per reati legati alla droga”.

Quante persone sono state condannate a morte, a oggi?

“Dal 10 novembre,  le autorità hanno giustiziato17 uomini per quelli che vengono definiti reati di droga e contrabbando. Le ultime tre esecuzioni sono avvenute questo lunedì. A quanto ne sappiamo, i giustiziati fino ad oggi sono quattro siriani, tre pakistani, tre giordani e sette sauditi. Ma non abbiamo molti altri numeri. Il problema è che le autorità saudite confermano le esecuzioni solo dopo che sono già avvenute. Quindi, non abbiamo alcuna informazione su quante persone possano trovarsi nel braccio della morte.

Arabia Saudita, Portavoce Onu a Free.it | “L’Assemblea Onu ha chiesto moratoria per…”

“Tuttavia, secondo alcuni rapporti che abbiamo ricevuto, un uomo giordano, Hussein abo al-Kheir, potrebbe essere a rischio di esecuzione imminente. Il suo caso è precedentemente ripreso dal gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria. Che ha ritenuto che la sua detenzione fosse arbitraria perché priva di una base legale e vi erano gravi preoccupazioni relative al suo diritto a un processo equo”.

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L’Onu sta monitorando la situazione, cosa si può fare?

“Noi possiamo monitorare, segnalare e denunciare. Ma soprattutto oggi noi esortiamo il governo saudita a fermare la presunta esecuzione imminente di al-Kheir. E a conformarsi all’opinione del gruppo di lavoro annullando la sua condanna a morte, rilasciandolo immediatamente e senza condizioni e assicurando che riceva cure mediche, risarcimento e altri risarcimenti”.

Perché sono riprese le esecuzioni?

“La ripresa delle esecuzioni per reati legati alla droga in Arabia Saudita è un passo profondamente deplorevole. A maggior ragione pochi giorni dopo che un’ampia maggioranza di Stati dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha chiesto una moratoria sulla pena di morte in tutto il mondo. Imporre la pena di morte per reati di droga è incompatibile con le norme e gli standard internazionali. Chiediamo alle autorità saudite di adottare una moratoria formale sulle esecuzioni per reati legati alla droga. Di commutare le condanne a morte per reati legati alla droga e di garantire il diritto a un processo equo per tutti gli imputati. Compresi quelli accusati di tali reati, in in linea con i suoi obblighi internazionali”.

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