Ospite a Le Iene, Arisa ha raccontato commossa la sua storia. Il monologo ha spiazzato tutti i presenti: “Mi vergogno sempre un po’ di quello che sono ma…”
È andato in onda ieri sera, 22 novembre, durante la trasmissione di Italia 1 Le Iene il monologo che ha commosso il pubblico e i telespettatori a casa. Arisa ha così raccontato la sua storia partendo dai ricordi legati all’infanzia. La coach di Amici di Maria De Filippi ha regalato parole emozionanti mettendosi a nudo.
Uno stralcio del suo monologo recita: “Fino all’ultimo pensavo di non farcela ad essere qui, perché mi vergogno sempre un po’ di quello che sono e di quello che faccio. Mi sono chiesta: a chi interesserà di me, di quello che racconto o di quello che provo io? Poi però, ho pensato che, infondo, io credo nel mio punto di vista…”.
La cantautrice di origini Lucane spesso si è trovata al centro del gossip, sia per le sue vicende sentimentali sia per altro. Oggi, a far parlare di sé è proprio lei con assoluta lealtà, con la parte più vera e intima. Un racconto carico di sogni, di aspettative e di bontà.
Super ospite alla puntata di martedì scorso a Le Iene, Rosalba Pippa, meglio nota come Arisa, ha commosso tutti confessando i suoi pensieri d’infanzia. La cantante di “Sincerità”, è un fiume in piena e dice nel suo monologo: “Fin da bambina sono stata attratta da chi cerca di fare star bene gli altri. Sognavo di essere luminosa come Papa Giovanni Paolo II e di cantare canzoni come “Heal the world” di Michael Jackson, che incita ognuno di noi a rendere il mondo un posto migliore per tutta la razza umana. Quando mi dicevano che non ce l’avrei fatta io non rispondevo nulla, mi chiudevo in camera a pensare più forte e alla fine sono riuscita a brillare per davvero. E quando canto è sempre per la pace e per diffondere amore”.
La cantautrice, continua emozionata: “Essere buoni non è un precetto religioso o una roba da sfigati, ma una scelta consapevole. E la consapevolezza è la cosa più sexy che ci sia. Quando qualcuno mi fa del male, anche se una lacrima mi resta dentro, mi rifiuto di credere che sia fatto apposta, per vocazione. Per questo allontano, ma non odio mai, mi chiedo sempre il perché prendendomi anche metà della colpa”.
Arisa conclude il suo monologo con un inno alla felicità e una speranza verso il prossimo: “Tutti noi, nel bene e nel male, siamo la conseguenza di qualcosa o di qualcuno, è la comprensione che fa la differenza. Io no, non sono certo una santa, ma conosco la sostanza del mio cuore, e sono certa di essere riuscita a diventare quello che volevo essere da bambina: una persona buona. Agire per il bene, essendo orgogliosi di sé stessi, potrebbe essere la chiave per la felicità. È un lavoro lungo, ma se ci sono riuscita io puoi farlo anche tu. Siate buoni e felici”.
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