Giandavide De Pau, il presunto killer del triplice omicidio che ha scosso Roma la scorsa settimana, è in carcere. Ed è sorvegliato a vista. Intanto gli investigatori cercano di capire chi possa averlo aiutato nelle 48 ore che hanno preceduto il suo fermo
La sua cella sarà controllata notte e giorno. Almeno fino al prossimo giovedì, Lo prevedono le regole del carcere. Quello di Regina Coeli, reparto Covid, dove Giandavide De Pau, fortemente indiziato per il triplice omicidio delle prostitute avvenuto la scorsa settimana a Roma nel quartiere Prati, è stato portato dopo il lungo interrogatorio in Questura.
La conferma è arrivata anche da Stefano Anastasia, garante dei detenuti per la regione Lazio. Come ha riportato anche il quotidiano Il Messaggero, queste sono le parole del garante
“Mercoledì chiederò un incontro con De Pau per accertarmi delle sue condizioni. È già sotto stretta sorveglianza perché va tenuto conto del suo trascorso. Sarà necessario accertare che tipo di percorso carcerario e psichiatrico dovrà essere predisposto”. De Pau dalla sua cella viene descritto come silenzioso. E dormirebbe di continuo.
E quando è sveglio, farebbe su e giù nel poco spazio a disposizione. Indossa jeans e felpa e scarpe ovviamente senza lacci. Ha sulle spalle un’accusa pesante, racconti confusi e trascorsi importanti di dipendenza dalla droga. Comprese le giornate e le notti precedenti agli omicidi, alla fuga, all’arrivo della polizia nella casa di sua madre.
E mentre Giandavide De Pau, proseguirà il suo isolamento in carcere, gli investigatori proveranno a dare risposte chiare alle domande, le tante domande, su come i fatti si siano esattamente svolti. Troppi infatti sono i tasselli del puzzle che non tornano. A partire dalle dichiarazioni rese in parte dal presunto omicida, dai suoi “non ricordo”, dall’auto che non si trova, dalle persone che potrebbero aver agevolato la sua fuga. O che potrebbero averlo nascosto nelle ore successive ai terribili delitti. Chi ha coperto l’ex autista del boss Senese?
Gli investigatori infatti, sin da quando è stato effettuato il fermo di De Pau nella casa della madre in zona Ottavia, si rendono conto che diversi elementi non quadrano: il presunto killer aveva raccontato di aver vagato per quasi due giorni senza nemmeno riuscire a chidere occhio. Indosso aveva ancora gli abiti insanguinati. Nel frattempo la Capitale, ma pure l’Italia tutta, veniva a conoscenza degli orrori che erano stati compiuti negli appartamenti dell’elegante quartiere Prati. Come è possibile che De Pau, abbia vagato per tutte quelle ore, senza che nessuno se ne accorgesse o facesse domande e sollevasse dubbi?
Più plausibile che il 51enne ora in carcere, sia stato aiutato a “sparire” per quelle stesse ore. Prima di recarsi a casa della madre e prima che la sorella decidesse chi chiamare le forze dell’ordine, come lei stessa ha raccontato “Ho chiamato i carabinieri della stazione Monte Mario dicendo che avevo il sospetto che mio fratello fosse coinvolto in questa storia, da lì sono stata contattata dalla Squadra Mobile che nel mentre aveva recuperato il cellulare di Giandavide a casa delle due donne cinesi, ma la scheda era intestata a mio nome e quindi mi hanno chiamato”. Queste le parole della donna a Il Messaggero.
Decine e decine quindi le persone interrogate dopo la cattura di De Pau, centinaia i filmati estrapolati dalle telecamere di sorveglianza. Bisogna ricostruire il percorso fatto dall’indagato. Accertarsi di chi abbia incontrato, e del perchè. E se ci siano ovviamente collegamenti con i fatti di cui De Pau si sarebbe reso protagonista. Inoltre oltre l’arma del delitto, che al momento non è stata trovata, particolare non di poco rilievo, all’appello manca anche l’auto dell’ex autista di Senese: una Toyota. Con quella macchina De Pau avrebbe raggiunto la casa in via Durazzo 38. La stessa auto che l’uomo racconta di aver guidato per andare in via Riboty 28, dove le due donne cinese sono state trovate prive di vita.
Nell’appartamento di via Riboty, il presunto omicida ha perso il cellulare, prima di darsi alla fuga. E durante l’interrogatorio, De Pau, avrebbe raccontato che mentre era in quella casa avrebbe cercato di soccorrere una delle due donne, tamponando la ferita alla gola. Poi la fuga, l’allontanamento a piedi. E di nuovo i vuoti di memorie. Falle nei ricordi. Fino all’incontro, dice De Pau, con l’amica cubana nel B&B nei pressi della stazione Termini, con la quale ha nuovamente consumato droga. A lei Giandavide chiede di prestargli il telefono per chiamare la sorella. I dubbi sugli inquirenti riguardano proprio la donna cubana. Lo aveva coperto anche prima delle circostanze raccontate? De Pau a giorni verrà ascoltato dal gip, Nei suoi confronti l’accusa è di triplice omicidio aggravato. Lo difende l’avvocato Alessandro De Federicis.
Nel primo pomeriggio di lunedì 21 novembre poi, ancora una piccola svolta investigativa, perchè finalmente l’auto di Giandavide De Pau è stata ritrovata proprio in zona Prati, e subito sono iniziati i rilievi della polizia scientifica. Si cerca all’interno del mezzo, anche l’arma dei delitti. Forse uno stiletto. L’automobile sarebbe la stessa con cui “Davide il Biondo”, così è conosciuto nell’ambiente della malavita il presunto assassino, portava Michele Senese, ribattezzato ‘O Pazzo.
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