Dalle tenere parole della moglie Pilar Del Rio, oggi ospite nel salotto di Serena Bortone su Rai 1, il ricordo di José Saramago, il primo scrittore di lingua portoghese a vincere l’ambitissimo Premio Nobel per la Letteratura.
Giornalista, poeta e drammaturgo José Saramago avrebbe compiuto in questi giorni 100 anni. Dalle parole della seconda moglie Pilar Del Rio, l’importanza della sua grande eredità letteraria, fatta di grandi capolavori scritti con uno stile dissacrante, implacabile, in grado di mettere completamente a nudo l’uomo moderno e la società che lo circoscrive.
José Saramago, un genio che amava le parole
Era nato il 16 novembre 1922 ad Azinhaga in Portogallo ed è diventato durante il corso della sua vita, un’importante personaggio nel mondo della letteratura grazie anche al suo ruolo di giornalista, poeta e drammaturgo. Un vero genio che con i suoi scritti ha saputo cambiare le coscienze. Ha svolto anche il ruolo di critico letterario fino a vincere il premio Nobel per la letteratura nel 1998. Divenne un membro clandestino del Partito Comunista Portoghese nell’anno 1969 riuscendo sempre a sfuggire alla polizia.
Durante gli anni sessanta iniziò ad ottenere molta notorietà grazie alla sua attività di critico letterario. Sempre negli sessanta debuttò con la sua prima raccolta di poesie. In seguito venne assunto come direttore di produzione per una casa editrice. In quel periodo continuò a pubblicare varie poesie fino a produrre anche numerosi romanzi, racconti e testi teatrali. Durante la metà degli anni settanta, Saramago si dedicò interamente alla scrittura fino a dar vita ad uno stile letterario unico ed originale.
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José Saramago, la crisi religiosa e le contestazioni
Durante il corso della sua esistenza si dichiarò ateo, ma in generale il suo rapporto con la religione creò vari dibatti nel suo Paese. Dopo la pubblicazione di alcune opere, lo scrittore fu infatti oggetto di forti critiche tanto da decidere di abbandonare il Portogallo e trasferirsi alle Canarie. I suoi inizi furono come traduttore di Colette, Baudelaire, Henri Focill, fino a quando nel 1966 non è entrato nel mondo della produzione letteraria.
È del 1966 la sua prima raccolta di poesie “I poemi possibili“, a cui seguirono: “Probabilmente allegria“, “Di questo d’altro mondo” e “Il bagaglio del viaggiatore“. Dal ’74 in poi si dedicò alla scrittura. Il suo primo romanzo “Manuale di pittura e calligrafia” è del 1977, a cui seguì nel 1980 “Una terra chiamata Alentejo“. Il grande successo arrivò nel 1982 con “Memoriale del Convento” anche se il riconoscimento a livello internazionale, arrivò solo negli anni ’90 con “Storia dell’assedio di Lisbona“. Nel 1982 ricevette il Premio Nobel per la Letteratura.
Saramago, la vita privata
Si sposò per la prima volta nel 1944 con Ida Reis, tre anni dopo, dalla relazione nacque la loro figlia di nome Violante. Nel 1988 sposò Pilar Del Rio, giornalista e traduttrice spagnola, fu proprio lei a tradurre in spagnolo alcuni dei suoi romanzi. Nel 2010 è stata la protagonista con lo scrittore del film documentario José e Pilar diretto da Miguel Gonçalves Mendes, nel quale vengono descritti alcuni momenti della loro vita privata e professionale.
Con l’editore Alfaguara ha pubblicato il libro José e Pilar con alcune interviste inedite del film. Ricopre la carica di presidentessa della Fondazione José Saramago con sede a Lisbona. Dopo la morte dello scrittore ha chiesto e ottenuto la cittadinanza portoghese. Malato di Leucemia, José morì nel 2010 a Lanzarotte, nella sua residenza di Tias nelle Isole canarie. Dopo la sua morte, nel 2011 è stato pubblicato un romanzo scritto nel 1953, “Lucernaio“. Le sue ceneri sono sepolte sotto un ulivo nel giardino di fronte alla Fondazione Josè Saramago, che si trova a Lisbona.
Pilar Del Rio, parla la moglie del Premio Nobel della letteratura
Ospite di “Oggi è un altro giorno“, il programma di Serena Bortone, la seconda moglie dello scrittore, Pilar Del Rio, che è anche Presidente della Fondazione Josè Saramago con sede nella Casa Don Bicos, ha raccontato molti particolari della vita insieme al grande genio della letteratura. Alla domanda sulla parola preferita dallo scrittore ha risposto: “Lealtà. Saramago era un uomo leale. Non parlo di quella cosa terribile chiamata fedeltà. No! Parlo di lealtà: attitudine di fermezza rispetto agli amici, alle cause in cui credeva, che fossero le Madri di Plaza de Mayo, l’Esercito zapatista in Chiapas, i palestinesi, o la lotta contro la pena di morte ovunque”.
La traduttrice ha anche ricordato gli ultimi anni dello scrittore e l’amore per Lanzarote dove ha vissuto gli ultimi anni di vita: “Lì gli sembrava di essere in contatto con il primo giorno della creazione, quando non esisteva un albero, un seme, un animale. La solitudine, il deserto. Saramago diceva: così è stato e così sarà, siamo tutti destinati a finire, compresa la Cappella Sistina. Diceva che avremmo dovuto rispettare il pianeta Terra come rispettiamo la Sistina”.