Importanti decisioni a proposito del discusso Reddito di Cittadinanza. A sentire il sottosegretario Durigon: “Limite di 3 anni, poi stop, obbligatoria la formazione”. Come potrebbe cambiare la misura di sostegno nell’ottica del governo Meloni.
Giro di vite sul Reddito di Cittadinanza. L’erogazione del controverso trattamento potrebbe essere rivoluzionata totalmente. Nuovi requisiti sarebbero in dirittura d’arrivo per la riforma del cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle.
Il Governo Meloni vorrebbe continuare a garantire una misura sociale solo per le famiglie in difficoltà e a tutti coloro che non sono in grado di lavorare. Il taglio dovrebbe pertanto riguardare un terzo degli attuali percettori. “Siamo ancora nella fase di studio – dice Durigon – Abbiamo proposto di non estenderlo più a vita ma con una tempistica precisa per chi è abile al lavoro: 18 mesi di reddito con sei mesi di stop con formazione e inserimento nel mondo del lavoro, poi una decalage di 12 mesi” – continua il sottosegretario al Ministero del Lavoro.
“Arriviamo a un percorso di 36 mesi di reddito e poi si esce”, ha dichiarato Claudio Durigon a proposito degli scenari al vaglio per riformare il Reddito di Cittadinanza. Ancora nelle parole del leghista rilasciate a Radio Capital, il politico ha ammesso che “la parte assistenzialistica ha avuto una grande funzione”, non senza puntualizzare però che il provvedimento è stato “un vero fallimento per gli abili al lavoro”.
Gli obiettivi del nuovo esecutivo sono stati complessivamente svelati dal sottosegretario durante un suo recente intervento. Nel corso di un evento presso l’Auditorium della Musica, Durigon aveva spiegato che “Noi non diciamo che il reddito di cittadinanza deve essere represso. Ma che chi può lavorare deve farlo. Chi percepisce il reddito – aveva sostenuto ancora – deve avere la formazione adeguata per rientrare nel mondo del lavoro, non bisogna pensare che non si possono accettare offerte congrue”.
Intanto a sentire le discussioni in atto circa le possibili modifiche del RdC, sono attesi cortei in tutta Italia per dire no alle ipotesi ventilate. Così a Palermo, dove per giorno 29 novembre è stata già organizzata una manifestazione di dissenso promossa da 4 associazioni di disoccupati, percettori di Reddito. All’insegna del motto “lavoro e reddito, dobbiamo campare”, sono stati allestiti banchetti informativi nei quartieri popolari per chiedere l’adesione di percettori, studenti, disoccupati e liberi cittadini alla manifestazione.
Ma non è tutto, altre iniziative potrebbero essere adottate in Sicilia come altrove per protestare contro le intenzioni del governo. “Togliere il reddito oggi senza aver garantito un posto di lavoro significa fare la guerra ai poveri, significa costringere noi e i nostri figli a on arrivare a fine mese […]”, ha affermato uno degli organizzatori.
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